Gli ex M5S di Alternativa (17 deputati e 2 senatori) hanno diserato l’Aula. Manca, tra gli esponenti del governo, il ministro Giancarlo Giorgetti, impegnato in un appuntamento istituzionale a Maranello con la Ferrari. Presenti, invece, gli altri esponenti dell’esecutivo, da Luigi Di Maio a Andrea Orlando, da Lorenzo Guerini a Stefano Patuanelli e Roberto Speranza. Un deputato di Forza Italia ha esposto sul suo banco la bandiera ucraina e Julia Utenberg (presidente del gruppo per le Autonomie) e la senatrice di Fdi Isabella Rauti si sono presentate indossando una giacca gialla e pantoloni blu, colori della bandiera ucraina.
Dal centrodestra Matteo Salvini (presente in Aula, così come Giorgia Meloni) ha lanciato un invito ai leghisti affinchè siano tutti presenti alla Camera per il discorso di Zelensky, ma una decina di esponenti del Carroccio (tra cui i senatori Simone Pillon e Armando Siri e il deputato Matteo Micheli) hanno deciso di non partecipare.
Su Simone Pillo oggi L’Espresso scrive: “La bigiata geopolitica di Simone Pillon, il senatore della Lega che ha annunciato la sua assenza alla storica video-conferenza del presidente ucraino Zelenksy con il Parlamento italiano riunito in seduta comune, può sorprendere molti, ma non L’Espresso. Questo settimanale ha pubblicato già nel novembre 2018, infatti, un’inchiesta giornalistica sui rapporti economici, mai emersi in precedenza, tra la Russia di Putin e alcune fondazioni e associazioni della destra integralista cattolica, di cui Pillon è stato referente politico e in qualche caso amministratore e presidente”.
La deputata del Movimento 5 Stelle Enrica Segneri ha detto che non ci sarebbe stato perché non vuole sentire Zelensky chiedere ancora la no-fly zone. Il collega di partito Nicola Grimaldi, anche lui eletto a Montecitorio, ha addirittura detto che non ci sarebbe stato assente in quanto avrebbe preferito avere in collegamento anche Vladimir Putin. Esattamente la stessa motivazione per l’assenza fornita dal deputato di Forza Italia Matteo Dall’Osso, mentre la collega di partito (e come lui ex M5s) Veronica Giannone non era in aula in quanto contraria a questa «spettacolarizzazione». Assenti poi Gianluigi Paragone all’insegna del «né Zelensky, né Putin», così come Emanuele Dessì e il leghista Vito Comencini, che si era detto pronto per partire in direzione Donbass. Non c’era anche la senatrice Bianca Laura Granato, già protagonista di una lunga campagna di disinformazione sui vaccini e la pandemia.