Più passa il tempo, più l’avventurismo politico di Putin acquista contorni inquietanti. L’Istituto Affari Internazionali (IAI) ricorda che nel gennaio scorso la amministrazione Biden aveva teso la mano al regime russo proponendo di aprire una discussione sulla sicurezza europea e offrendo al Cremlino di non dispiegare in Ucraina militari americani o missili Usa.
Lo stesso tipo di rassicurazioni erano state fornite a Mosca negli ultimi meeting tra Putin e Macron. Insomma, prima della guerra non c’era nessun dispiegamento ostile dei Paesi occidentali verso la Russia. Anzi, il sottinteso di quegli sforzi diplomatici era che l’Ucraina non sarebbe entrata nella Nato, almeno sul medio periodo.
Il processo di integrazione dell’Ucraina in Europa era iniziato ma secondo le procedure della Unione sarebbe durato anni. Putin aveva nell’Ucraina un vicino non pericoloso e su cui poter lavorare diplomaticamente. A quel punto ha deciso di fare di testa sua, come in Crimea o Georgia. E’ scattata l’invasione. Ma la Russia si è trovata di fronte un popolo fiero che sta resistendo al prezzo del sangue dei civili e con milioni di profughi, mentre la Russia perde generali, uomini e mezzi militari.
L’Ucraina non si fida più dal punto di vista negoziale, tanto più che gli accordi firmati negli ultimi 20 anni, da Budapest in poi, sono carta straccia. L’Europa forse non è mai stata così compatta nell’opporsi a Mosca. Gli Usa stanno facendo una pressione economica fortissima. La Nato ha rafforzato la sua presenza in Europa Orientale e “non cederà un centimetro” dello spazio dell’Alleanza.
Putin ha distrutto un Paese per ottenere quello che aveva già.