La tragedia del “né né”, “né con la Nato, né con Putin”? La spiega Ernesto Galli della Loggia in un’intervista sull’Huffington post. Quanto c’è di ideologico nel pacifismo, dove sta avvenendo una saldatura tra russofilia della destra populista e vetero-sinistra, per cui l’imperialismo è sempre americano e, se non c’è quello, diventa neutralismo il neutralismo? La risposta è netta: “Non è ideologia, ormai è muffa ideologica. È la saldatura – spiega Galli della Loggia – tra reducismo di certa sinistra e la miseria politica della destra. Ma come si può pensare che diventare amico di Putin ti assicura un qualsiasi avvenire politico in Occidente? Io capisco che se uno lo fa per soldi o affari, allora può essere un ottimo investimento, ma se lo fai come investimento politico ci sta che, quando metti il naso fuori d’Italia, quando vai in Polonia, come minimo ti danno del buffone. C’è un elemento di primitività ideologica in questo sbandamento italiano per Putin”.
E a quelli che dicono “a che serve prolungare la carneficina”, anche mandando armi all’Ucraina, che è meglio trattare con Putin Galli della Loggia risponde ancor più netto: Diamo un nome alle cose. La carneficina si può chiamare anche resistenza. A che serve la resistenza? A logorare le forze del nemico, cosa che mi pare stia accadendo. Se i russi non sono lì a dettare le condizioni è perché c’è stata la carneficina. E combattere implica anche che si possa morire, ma vale per entrambe le parti. Sappiamo poco dei numeri della carneficina dei russi che però pesa eccome, perché Putin non può sopportare più di tanto i morti, senza che qualcosa inizi a scricchiolare, come trapela a proposito di segnali di insofferenza interni anche nell’organismo militare”.
È ancora: “Qui c’è un punto veramente bislacco su questo ‘trattiamo’, senza che peraltro Putin sembri averne molte intenzioni. Essendo gli ucraini quelli che resistono sono loro i padroni della trattativa. Sono loro che bisogna ascoltare prima di avviare qualunque trattativa. Si può immaginare che qualcuno tratti a nome loro, i quali peraltro è da giorni che con i russi trattano, con i risultati che vediamo? In verità l’idea, per come è formulata, sottintende una cosa loschissima: noi trattiamo con Putin per ridurre il nostro aiuto alla resistenza. Così gli ucraini, indeboliti, sono in qualche modo costretti a cedere e noi facciamo bella figura”.