In questi giorni si parla tantissimo di blocco e congelamento dei patrimoni degli oligarchi, dei grandi “imprenditori” russi.
C’è un problema però. Alcuni paesi occidentali, europei e non, hanno delle strutture legali e fiscali che per decenni hanno consentito la possibilità di nascondere grandissimi patrimoni attraverso sofisticati sistemi di anonimato, come titoli al portatore, trust e paradisi fiscali.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando vediamo, per esempio, il sistema tributario olandese (che è simile anche in Irlanda, Lussemburgo, Malta, Svizzera e Regno Unito): in primo luogo, possiede una struttura per cui lo Stato può direttamente trattare la tassazione dei grandi gruppi che decidono di stabilirsi sul territorio olandese (per questo ci sono tantissime multinazionali – l’elenco è lunghissimo – che scelgono l’Olanda come sede). La BV, poi, è una società holding che secondo le norme interne non viene tassata sui dividendi e plusvalenze che riceve dalle sue partecipate ovunque residenti nel mondo: negli anni 80/90 e in parte del 2000 le Antille Olandesi sono state il terminal di arrivo di tutti i fondi, dividendi, plusvalenze, utili che provenivano dalla BV. In altre parole si costituiva la BV, il socio della BV era una scatola vuota nelle Antille Olandesi, cioè una società con titoli al portatore che venivano poi depositati in un trust (sempre nelle Antille Olandesi) con beneficial owner (ultimo proprietario) del quale non si poteva conoscere mai l’identità. Dunque la BV riceveva i dividendi e le plusvalenze come detto, non pagava imposte in Olanda e ridistribuiva i dividendi alla società nelle Antille Olandesi, dove a sua volta non si pagavano imposte e quindi il bebeficial order si creava la sua cassaforte locale e da lì con lo stesso strumento poteva reinvestire in altre attività nel mondo.
A partire dalla metà degli anni 2000 Ecofin e Unione Europea hanno cominciato a stringere un po’ le maglie su queste operazioni, ma la trattativa segreta sulla tassazione delle multinazionali e la BV (con l’esenzione sui dividendi e le plusvalenze) sono ancora lì, in Lussemburgo, a Malta, in Irlanda, nel Regno Unito e in Svizzera. I protettorati di questi paesi, nei vari arcipelaghi esotici del mondo, continuano a lavorare tranquillamente con le banche di tutto il mondo. I trust sono lì e i titoli al portatore anche. Per decenni quindi la ricchezza dell’Olanda si è basata sull’essere un paradiso fiscale legalizzato nel cuore dell’Europa. Attività che, come si vede, concerne pratiche evasive previste da specifici accordi statali con i loro protettorati e non.
Ricordate i Panama Papers? L’inchiesta ha messo in fila operazioni, in alcuni casi al limite della legalità, attuate da 14 società internazionali incaricate da clienti facoltosi di gestire capitali miliardari. Nella maggior parte dei casi, l’attività principale è stata creare strutture offshore e trust in paradisi fiscali come Panama, Dubai, Isole Cayman e in paesi deve la riservatezza mette al riparo da controlli fiscali, come il Principato di Monaco e la Svizzera. Le carte di cui il consorzio è venuto in possesso sono dodici milioni di documenti, ottenuti da quattordici compagnie di servizi finanziari in Paesi come le isole Vergini britanniche, Panama, Belize, Cipro, Emirati Arabi Uniti, Singapore e Svizzera.
In alcuni casi ci sarebbero gli estremi per accuse di corruzione, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale; ma nella maggior parte dei casi, secondo la BBC tali documenti dimostrerebbero l’utilizzo di società segrete per acquistare beni — anche in modo legale — di nascosto, nel Regno Unito e altrove. Sarebbero 95mila le società offshore dietro questi acquisti, ad evidenziare un fallimento del governo di Londra nel predisporre un registro delle proprietà offshore nonostante gli annunci. E qui possiamo anche citare pari situazioni in Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Svizzera.
Una citazione a parte merita anche la Svizzera che continua ad essere il più grande paradiso fiscale “autorizzato” nel cuore dell’Europa. Quindi siamo sicuri che in queste condizioni saremo realmente in grado di congelare e bloccare tutti i fondi russi senza la piena collaborazione di questi paesi? Forse il sequestro di una barca potrebbe solo far sorridere un “imprenditore” russo!