“Se l’Unione Europea, la Nato e gli Stati Uniti volevano suicidarsi, l’occasione era questa. Voglio dire che la mossa russa è stata così grave che era impossibile non fare quello che si sta facendo, a meno di non perdere completamente il senso della propria esistenza politica. È vero c’è stato un risveglio, una presa d’atto che ci sono talune categorie che sembravano desuete e che sono tornate di fortissima attualità, ma questo risveglio è dovuto in misura decisiva alla enormità della provocazione”. Così parlando della crisi ucraina uno dei più autorevoli editorialisti, Ernesto Galli della Loggia in un’intervista concessa a Raffaele Marmo per «Quotidiano Nazionale».
Per Ernesto Galli della Loggia la guerra in Ucraina ha risvegliato l’Occidente. Un risveglio obbligato, se vogliamo, tenendo conto che Putin evoca il ricorso al nucleare: “La dobbiamo farci è: è una svolta definitiva, che vuole rimediare agli errori o alle criticità e superficialità passate, o no?”. Lo storico è stato tranchant: “C’è un grande attore sulla scena mondiale che continua a fare quello che fa Putin, ma in modo più soft: la Cina. Applica un criterio di dominio politico spietato in Tibet o con gli Uiguri. Ha cancellato l’autonomia di Hong Kong. Ma l’Occidente non ha mosso un dito, innanzitutto per ragioni economiche. Dunque, un vero risveglio etico-politico dovrebbe essere erga omnes, a 360 gradi. Ma così non è. Anche perché implicherebbe il radicale ripensamento di molte categorie culturali e ideologiche che dominano le nostre opinioni pubbliche”.
Galli della Loggia è entrato poi nel dettaglio: “Abbiamo completamente cancellato dalla nostra cultura politica diffusa che ci siano nel mondo i cattivi. Lo slogan “no alla guerra, no a tutte le guerre” è fuorviante, se non ridicolo: quella di Putin non è una guerra, è un’invasione, è l’uso politico della violenza. E questo riguarda anche le parole, mi lasci dire, di enorme superficialità del Pontefice, che è stato incapace perfino di nominare la parola Russia, di dire il nome dell’aggressore. Siamo condizionati da una cultura politica di fondo che esclude la possibilità che nella storia e nella politica ci sia il Male. E dunque nega la necessità di organizzarsi per difendersi dal Male”. Un risveglio che porta con sé un ripensamento del concetto di pacifismo: “Certo. Come implica la riconsiderazione del patriottismo e della dimensione nazionale. Abbiamo pensato, al contrario, che fossero aspetti irrilevanti, salvo scoprire che oggi il motore della resistenza ucraina è nel sentimento nazionale di quel popolo. È il senso del patriottismo che fa arruolare le persone per difendere la Patria. Tutta l’ideologia europeista, invece, è stata incapace di capirlo. Il Manifesto di Ventotene è di totale inattualità fin dall’inizio, ma sempre più lo sta diventando. Finalmente oggi si capisce che le cose non stanno proprio così e che anche l’Europa ne deve tenere conto”.
“La riscoperta della politica comprende tutto quello che stiamo dicendo. E la politica ha avuto sempre come fatto fondamentale la forza. Nelle relazioni internazionali i rapporti di forza sono l’aspetto centrale della politica. Ma le opinioni pubbliche europee e le ideologie dei partiti dominanti avevano abbandonato queste categorie e oggi ci devono fare i conti prepotentemente e rapidamente. E solo se questo accadrà potremo parlare di vero risveglio”, le conclusioni.