Non se ne parla più come prima, ma non significa che la situazione non sia ancora gravissima, urgente. L’Afghanistan sta affrontando una delle peggiori crisi umanitarie di sempre. Più di 14 milioni di bambini senza cibo, un milione così gravemente malnutriti da rischiare la vita. E l’inverno purtroppo non ha che peggiorato la situazione, come ha denunciato «Save The Children». Un collasso economico senza precedenti: tanto che alcune famiglie si sono viste costrette a vendere gli organi dei propri figli per non morire. Dopo quasi vent’anni di occupazione militare statunitense, l’Afghanistan è sprofondato nella povertà più assoluta. E purtroppo a seguito della fuga dei contingenti militari occidentali si è diffusa ancor di più la pratica criminale del traffico di organi. Il doloroso fenomeno sarebbe concentrato soprattutto nella città di Herat, tra le più popolate.
Ad «EuroNews» l’amara confessione del dottore Ahmad Shekaib, che ha sottolineato come privarsi di un organo generi sul medio e lungo periodo seri problemi di salute. “Nel nostro paese non è una cultura diffusa, quella della donazione del rene, quello che accade si spiega solo con il bisogno economico”, ha detto il medico. Un fenomeno agghiacciante: la compravendita di organi in Afghanistan non riguarda soltanto i nuovi poveri, dietro di essa si celerebbero anche centinaia di casi di sequestro e uccisioni di bambini e adolescenti, i cui corpi spesso vengono ritrovati manchevoli di cornee e cuore principalmente. Secondo fonti locali, un rene vale circa 3500 dollari. Ma lo si fa anche per molto molto meno. Su «Today» Vincenzo Sbrizzi ha raccontato la vicenda di tre fratelli e due sorelle che hanno dovuto subire l’espianto di un rene, ottenendo in cambio il corrispettivo di circa 1.380 euro. A raccontare una vicenda, che fa capire l’incubo ad occhi aperti che sta vivendo l’Afghanistan, la stessa madre dei piccoli. A soli 25 anni la donna ha riferito di aver già perso il suo bambino di tre e non voleva che la stessa sorte toccasse agli altri.
«Non abbiamo più niente da vendere, dobbiamo vendere i nostri figli ora e sono pronto a farlo anche per 20.000 afgani (180 euro). Non posso andare a dormire ogni notte con loro che piangono che hanno fame», ha spiegato tra le lacrime il padre dei ragazzini. E non è un caso isolato, come dicevamo. «Non abbiamo scelta, lo facciamo per nutrire i nostri stessi bambini», ha detto un’altra donna. Per quanto tempo ancora il mondo farà finta di non sentire? Ancora una volta a pagare il prezzo più alto sono i più deboli, i bambini, che per sopravvivere debbono rinunciare ad una parte di sé. Manco fosse una colpa nascere in un Paese più sfortunato. Alcuni vengono usati in certi casi come “merce di ricambio” e diventano bottino degli affaristi senza scrupoli che con l’aiuto di medici compiacenti riescono a far arrivare quegli stessi organi in Occidente. Un mercato nero di reni, una compravendita di sangue. Un turpe commercio figlio della miseria.