Fin dal secondo dopoguerra, il nostro paese ha interamente demandato l’organizzazione della pratica sportiva agli enti privati, organizzati in una capillare rete di associazioni sportive, che ha tenuto in piedi l’intero movimento nel tempo. Il mondo dello sport di base, in questo contesto, si è dovuto barcamenare tra gli enormi problemi contingenti, che si è ritrovato a dover affrontare per poter continuare ad esistere. Primo fra tutti, la carenza di investimenti, rappresentato unicamente dal mecenatismo di piccoli o medi imprenditori, e dalle quote associative versate delle famiglie, utilizzate come investimento sul futuro sportivo dei propri figli. Altro problema, assolutamente non secondario, è dovuto alla carenza degli impianti ed alla non adeguatezza di molti di essi, il più delle volte rappresentato da palestre date in uso dagli istituti scolastici.
Problemi affrontati con la voglia e la passione che contraddistingue un mondo spesso basato sul volontariato, dei familiari o dei dirigenti, che si trasformano all’occorrenza in autisti, tecnici, massaggiatori, addetti stampa, pur di poter continuare a portare avanti la propria attività.
In un sistema così debole, oppresso da tante problematiche, la pandemia con le sue conseguenti norme restrittive, si è abbattuta come un ordigno su tutti gli attori coinvolti, sconvolgendo quei capisaldi faticosamente eretti nei decenni passati. La piccola e media impresa, ad esempio, ha ridotto i finanziamenti vedendo incerto il futuro della propria attività. Le famiglie, colpite nelle finanze, si sono ritrovate a dover ridurre la voce spese del proprio bilancio economico, spesso tagliando ciò che viene ritenuto superfluo, come lo sport, purtroppo, è visto nel nostro paese. Su questo, gli indici riguardanti il calo degli iscritti sono impietosi e si parla di decine di migliaia di atleti, dalle giovanili ai campionati seniores, che non hanno rinnovato il tesseramento abbandonando, di fatto, la pratica sportiva. Infine, le strutture che a causa delle normative stringenti, sono divenute ancor più carenti, essendo necessarie in molti casi per poter portare avanti l’attività didattica alla ricerca di spazi congrui.
A complicare ulteriormente la situazione, sono intervenute le maggiori spese che le ASD hanno dovuto affrontare in questi mesi, per adeguare le proprie procedure alle normative in atto, finalizzate a garantire lo svolgimento della pratica sportiva in sicurezza.
Spese affrontate con puro spirito di sacrificio, dettato dalla voglia di riprendere l’attività, pur con tutte le incertezze relative al poter effettivamente proseguire e terminare la stagione sportiva. Stagione iniziata e che, a differenza dello sport di vertice professionistico, non ha causato focolai di infezione, ma che viene messa a forte rischio con l’emanazione dell’ultimo DPCM.
Decreto da interpretare in ogni sua parte perché scritto in modo equivocabile e poco professionale, indice della scarsa importanza con cui si affrontano i problemi legati al mondo dello sport di base. Ancora oggi, a distanza di 2 giorni dall’emanazione di queste regole, infatti, molte federazioni non hanno emesso circolari interpretative, necessarie affinché le ASD possano attivarsi per capire se, ed in che modo, le proprie attività possano proseguire in questa fase.
Ad aggiungere benzina sul fuoco, anche le parole del Premier che in Conferenza Stampa, parla di “notizie giunte riguardo piscine e palestre che sembrerebbero non rispettare le regole”, fissando in una settimana il tempo limite affinché tutti si adeguino. Ci sarebbe da chiedersi, però, se non sarebbe il caso di punire coloro che le regole non le rispettano, piuttosto che punire trasversalmente interi settori, compresi coloro che a fronte di sforzi personali ed economici importanti, hanno la possibilità di proseguire la propria attività, con un grado di sicurezza congruo e simile a tutti quei settori non toccati dai più recenti provvedimenti.
La situazione globale attuale non è per nulla facile, ma il settore sportivo ne è consapevole e si è attivato affinché la salute di tutti sia tutelata, assicurando il diritto allo sport, attuale e futuro.
Anche in questo momento storico difficile, la pratica sportiva dovrebbe tornare ad essere vista come un bene pubblico da tutelare. Un bene pubblico che contribuisce a crescere, caratterialmente e culturalmente, le generazioni future e che apporta benefici economici anche al nostro SSN. Tutti gli studi internazionali, infatti, indicano come ogni Euro investito dalla PA nello sport generi, nell’arco di 5 anni, un risparmio di 4 Euro per il Sistema Sanitario, andando ad abbattere l’incidenza di numerose patologie tipiche della società moderna, come le malattie cardiovascolari.
Un concetto ancora in là dall’essere considerato importante nel nostro paese, dove l’investimento nello sport viene ancora visto come un investimento nel “divertimento e nello svago” e non come un investimento in cultura e salute, e quest’ultimo DPCM, che ne mette a rischio la sopravvivenza, non è che l’ultimo esempio di ciò.
Nonostante gli immensi sforzi messi in atto nei mesi scorsi, nel mondo delle ASD serpeggia il forte timore di non riuscire a superare questo momento difficile. La scarsa attenzione che il mondo politico e sociale ha verso questo settore, così come le scarsissime tutele che sono state date in questi mesi ai lavoratori ed alle associazioni stesse, pongono seri dubbi sulla possibilità che il sistema, già afflitto da diverse problematiche, possa sopravvivere alla pandemia in corso.
Un settore, questo, che necessita di una profonda revisione futura e che oggi, in piena emergenza sanitaria, ha il bisogno di essere tutelato e sostenuto per poter sopravvivere. In un’estate ricca di bonus, dalle vacanze ai monopattini, non è stato studiato nessun incentivo a sostegno del mondo dello sport, come ad esempio un bonus per permettere alle famiglie in difficoltà di poter continuare ad iscrivere i propri figli alla pratica della propria disciplina sportiva preferita.
Il nostro paese non si può permettere di perdere un settore fondamentale per la crescita culturale, personale e sociale delle nuove generazioni, e che, anche in periodo di restrizioni dovute alle norme CoVid, può risultare una valvola di sfogo psicofisico fondamentale per tutti noi e, in particolar modo, per i più giovani.
Il mondo dello sport di base deve essere tutelato e, per questo motivo, le associazioni che si occupano del mantenimento e della diffusione della pratica sportiva, devono essere supportate in questo difficile momento.