di Filippo Rossi
L’Italia ha bisogno di investimenti, sia pubblici sia privati. Ha bisogno che questi investimenti corrano di pari passo per la modernizzazione di un Paese che ha l’opportunità di compiere adesso un balzo in avanti. L’Italia ha bisogno di sburocratizzare le decisioni, sia pubbliche sia private. L’Italia ha bisogno di semplificazioni, sia nel settore pubblico sia nel settore privato. L’Italia ha bisogno di meno sussidi e più creatività, più vitalità, più intelligenza. E poi l’Italia ha bisogno di certezza del diritto, di concretezza.
In una parola l’Italia ha un sacro bisogno di futuro, di costruire futuro. Per questo se si vuole bene all’Italia non si può non essere d’accordo con il “patto per l’Italia” proposto dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Perché senza un accordo globale per fare un passo avanti il nostro paese rimarrà per sempre bloccato in un eterno presente capace solo di costruire declino: economico, etico, culturale, sociale. Uscire dall’ottica dell’assistenzialismo estremo, superando le posizioni ideologiche per dar voce ad un interesse comune più ampio: è di questa visione che ha bisogno l’Italia.
Non c’è alternativa ad un elettroshock che cancelli la burocrazia barocca e elefantiaca di un Paese in cui le regole devono essere sì certe e ferree, ma devono essere poche, chiare e semplici. Un Paese moderno in cui esista una vera economia di mercato, senza monopolio o favori ai “soliti noti”; dove le risorse, anche quelle che arriveranno da Recovery Fund, siano impiegate in infrastrutture e investimenti per facilitare la vita alla libera iniziativa e generare così un volano di ricchezza e bellezza; dove salute, sicurezza e territori siano beni comuni; dove lo Stato abbia un ruolo fondamentale di garanzia e dove siano comunque previsti strumenti sociali di aiuto e promozione per i più deboli, ma non attraverso strumenti di vuoto assistenzialismo che non contribuiscono a creare la vera ricchezza di un comunità, cioè il lavoro.
Questo è ciò di cui l’Italia ha bisogno per cambiare il sistema Paese. E a ben vedere, va detto che la malattia tutta italiana è che ci sia ancora bisogno di chiederlo, un “patto” che in realtà dovrebbe essere l’essenza del buon governo. Le parole di Bonomi arrivano come una utile frustata nel confuso mondo politico sempre più preso da questioni virologiche e da dibattiti social. Basta con i bonus, ci vogliono investimenti certi e programmati. Conte ascolta e non può che annuire, condividendo sommessamente la posizione che chiede anche una revisione del reddito di cittadinanza. Il sollecito arriva dal mondo dell’industria che urla forte la necessità di sfruttare al meglio i fondi che arriveranno dall’Europa. La buona politica è saper decidere e saperlo fare in tempi rapidi. Il patto per l’Italia potrebbe essere una opportunità che va colta con intelligenza, reando condizioni di concretezza e favorendo scelte intelligenti e serie.
Perché la sfida per il futuro è lì, e coglierla con il giusto approccio non deve essere una scelta discrezionale. Ma un obbligo.