Il pericoloso binomio tra emotività e moralizzazione che percorre il nostro Paese ha attirato l’attenzione di Giovanni Orsina, acuto politologo che ha recentemente espresso le sue riflessioni sulla Stampa. In un articolo che potremmo definire pericolosamente coraggioso, Orsina mette in luce come le onde emotive che caratterizzano la vita pubblica italiana spesso siano seguite da un crollo nella curva delle emozioni, solo per essere sostituite da un nuovo e repentino picco su un diverso argomento.
Un esempio pratico di questa dinamica è stato il femminicidio di Giulia Cecchettin, un evento che ha suscitato un’ondata di emozione profonda nel Paese, amplificata dai media e tradottasi in manifestazioni di massa e cerimonie funebri collettive. Orsina evidenzia come a questa emotività sia seguito un imponente sforzo di moralizzazione collettiva, con gli uomini italiani chiamati a assumersi la responsabilità del male, a rivedere e modificare immediatamente il proprio modo di pensare e comportarsi. Il politologo sottolinea il carattere quasi religioso di questo fenomeno, con espressioni come “risveglio delle coscienze” che lo caratterizzano.
Questo binomio di emotività e moralizzazione, secondo Orsina, è stato protagonista in vari momenti della vita pubblica, dalla crisi climatica alla guerra in Ucraina. Ogni volta, si è assistito a una chiamata universale per il cambiamento morale, la difesa dei diritti e la democrazia, seguita dall’intimazione al pentimento e alla conversione.
Orsina avverte che questo ciclo pericoloso minaccia il realismo, la razionalità e la libertà di espressione, aprendo la strada all’antipolitica. Nonostante il riconoscimento da parte del politologo dell’aspetto positivo dei processi di moralizzazione avvenuti negli ultimi decenni, sottolinea anche il rischio che un’estremizzazione emotiva possa trasformarsi in un’inefficace ondata moralizzatrice.
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L’indignazione, se dosata correttamente, è considerata da Orsina come una “sanzione morale” necessaria in una società civile. Tuttavia, quando l’indignazione diventa irrazionale e di massa, favorita anche dal sistema dei social media, può perdere la sua efficacia e trasformarsi in una forma di autocompiacimento che non porta a soluzioni concrete.
Il politologo invita la politica a stabilire priorità, a inquadrare i fenomeni nella giusta dimensione e a individuare soluzioni realistiche. Avverte che l’estremismo emotivo spinge a considerare ogni problema come il più importante e urgente, minacciando di condannare qualsiasi azione politica come insufficiente. La politica, sottolinea Orsina, deve ricordare che le soluzioni sono spesso progressive e graduali, richiedendo intelligenza, sensibilità e razionalità.