Rutte non c’è più. E ad oggi, dopo le elezioni parlamentari anticipate di mercoledì pare più che mai evidente. Gli olandesi hanno scelto il suo successore. Il 24% di loro ha dato fiducia a Wilders e al suo estremismo di destra. Dopo tredici anni di governo dell’ex leader di Vvd, sarà il Partito per la Libertà – fondato nel 2006 – a fare la voce grossa.
Wilders, che finora ha aveva al massimo sostenuto un governo Rutte tra il 2010 e il 2012, è pronto a governare. Per farlo sa di aver bisogno di alleati, ed ecco che alcuni toni utilizzati negli anni sono stati, già in campagna elettorale, smorzati. Dunque la lotta all’Islam non sarà una priorità. In cantina l’idea di chiudere le moschee e la messa al bando del Corano e del velo negli edifici pubblici. Wilders vuole essere, come dichiarato all’alba dei risultati, premier “di tutti gli olandesi, indipendentemente dalla loro religione, preferenza sessuale, colore di pelle, genere o altro”.
Una moderazione necessaria, obbligata per trovare la maggioranza e formare il governo. VVd che aveva già aperto le porte in campagna elettorale ci sarà. Il Partito dei contadini e l’altro estremista di destra Thierry Baudet hanno assicurato i loro voti. Servirebbe anche Omtzigt per raggiungere la maggioranza. Il leader del neonato partito Nuovo Contratto Sociale aveva escluso una possibile alleanza con gli estremisti di destra, tuttavia sembrerebbe che ci stia pensando.
Dunque se non farà disastri Wilders sarà, se non il premier, sicuramente il cuore del prossimo governo. Un terremoto che coinvolgerà anche le dinamiche europee. I sovranisti esultano e sperano in un effetto a catena in vista delle europee di maggio. da Viktor Orbán a Marine Le Pen, da Vox agli austriaci Fpoe a Matteo Salvini, si alimenta il sogno di un’Europa diversa, che nei fatti è solo un’Europa debole.
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Nel programma del Partito per la Libertà preoccupa soprattutto la proposta di referendum per la ‘Nexit’, l’uscita dall’Unione Europea. Eric Mamer, portavoce della Commissione europea prova a rassicurare: “I Paesi Bassi sono un membro fondatore dell’Ue, un membro molto forte, le elezioni non mettono in dubbio in alcun modo la permanenza e continuiamo a contare sulla forte partecipazione dei Paesi Bassi all’Ue”, tuttavia la sensazione è che comunque d’ora in poi i rapporti tra Paesi Bassi e Unione si faranno più tesi.
Risuona il motto trumpiano ma ‘olandesizzato’ “L’Olanda agli olandesi”. L’Italia non potrà certo contare su Wilders per una redistribuzione tra i paesi membri dell’Unione Europea di chi sbarca nel nostro paese. Ma nemmeno in una qualsivoglia bontà verso i prestiti europei al nostro paese. Al tempo del Recovery Fund, Wilders andava in giro con un cartello che diceva ‘non un euro’ all’Italia”, i cui cittadini, diceva, “difficilmente pagano le tasse”.
Preoccupano inoltre i suoi rapporti con Putin. Contrario all’invio di aiuti militari in Ucraina, in netta contrapposizione con Rutte, tra i pochi ad essersi impegnati per l’invio di caccia F-16, sostiene che i mezzi e gli uomini dell’esercito olandese servono in patria, per “controllare le frontiere e impedire ai richiedenti asilo di mettere piede sul suolo olandese”. Con Wilders nel Consiglio Europeo, non solo avverrà un passo indietro verso il rafforzamento delle istituzioni europee, ma ci sarà un passo avanti per Putin verso la vittoria della guerra.