A differenza di ciò che dice una certa destra, l’Unione Europea non ha lasciato sola l’Italia nella gestione dei flussi migratori. A confermarlo sono i dati recentemente pubblicati dall’Agenzia europea per l’asilo, che rivelano una realtà diversa, dimostrando che l’Italia non è la prima destinazione dei migranti che cercano asilo in Europa.
Nel primo semestre dell’anno, la Germania ha ricevuto il numero più elevato di richieste di asilo, ben 154.000, superando di gran lunga le 62.000 richieste presentate in Italia. Ma anche Spagna (86.000) è Francia (81.000) hanno ricevuto più richieste assolute di noi. E se andiamo ad osservare le richieste presentate in relazione alla popolazioni allora la situazione è ancora più diversa da quella che ci viene raccontata. Austria, Grecia e Belgio hanno una pressione migratoria maggiore rispetto alla nostra. In più molti dei migranti che arrivano da noi poi si spostano, raggiungendo altri pausi dell’Unione Europea.
Come si può quindi sostenere che l’Europa abbia lasciato sola l’Italia, proprio quando tutta l’Europa sta affrontando la stessa crisi? Nel 2023 c’è stato un incremento del 28% delle richieste di asilo rispetto all’anno precedente. È ora di rivalutare l’approccio del vecchio continente alla migrazione.
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L’attuale politica dell’UE, caratterizzata dall’approccio “Europa fortezza”, non funziona più, si è dimostrato inefficace e obsoleto. Le cifre evidenziano chiaramente che il fenomeno migratorio è diventato strutturale e non può più essere affrontato come una crisi temporanea. In futuro, dovremo fare i conti non solo con i flussi tradizionali di rifugiati provenienti da regioni come la Siria, l’Iraq e il Venezuela, ma anche con la crescente instabilità nell’Africa subsahariana.
Per gestire questa sfida in modo efficace, l’Unione Europea deve abbandonare l’approccio restrittivo e adottare una politica di integrazione più ampia. I successi ottenuti con l’accoglienza di siriani nel 2015-16 e ucraini fuggiti dalla guerra nel 2022 dimostrano che un’unione Europea più inclusiva può funzionare. Inoltre, con una popolazione in declino e crescita stagnante, trarrebbe benefici da un approccio più aperto e sostenibile alla migrazione. Solo così si potranno gestire in modo efficace i flussi migratori e affrontare le sfide del futuro con determinazione.