Come ribadito anche oggi da Calenda “In Italia siamo ormai all’eterno ritorno all’uguale”. Ed ha ragione ed è per questo che è nata Azione perché è necessario costruire un patto repubblicano per superare il bipolarismo fazioso ed ideologico del centro destra contro il centro sinistra. Questo deve fare Azione e questa è la linea in cui tutti ci riconosciamo e per cui siamo con Carlo Calenda. Tuttavia l’ingresso in Azione dell’ex PDCI Alessio D’Amato, salutato con favore dal partito di Calenda, lascia in realtà molte perplessità sulla linea politica intrapresa, alla luce delle sue prime dichiarazioni. “Il mio ingresso in Azione è legato a un elemento di concretezza, per rafforzare il fronte riformista all’interno del centrosinistra, alternativo al centrodestra che resta il nostro avversario”. Così ha dichiarato in un tweet subito dopo la conferenza stampa l’ex assessore, sconfitto da Rocca, oggi consigliere regionale del Lazio.
Una dichiarazione, passata inosservata dalla stampa nazionale, ma che tuttavia ci lascia fortemente perplessi riguardo al manifesto e agli elementi fondanti di Azione voluti da Carlo Calenda. Infatti, lo stesso leader, coerentemente con questa impostazione, ha ribadito in un’intervista su Il Messaggero che “Azione è nata quando Italia Viva, Pd e M5S hanno dato vita al governo Conte II. Il nostro obiettivo è costruire un centro liberale e riformista che aiuti a superare il bipolarismo”.
Chapeau! Per quanto mi riguarda, un sospiro di sollievo l’hanno tirato gli amici di Buonadestra che con Filippo Rossi supportano da tempo Azione, nonché, immaginiamo noi, la Presidente del partito Mara Carfagna, l’ex Ministro Maria Stella Gelmini e i tanti altri che certamente non hanno intrapreso questa avventura per ritrovarsi organicamente all’interno del centrosinistra, magari in un caravanserraglio denominato ‘ulivo 4.0’.
Che questa non sia la linea di Calenda lo abbiamo chiaro. Come si concilino con essa le parole di D’Amato, un po’ meno. Quel che è più grave nelle parole dell’ex assessore del Lazio non è solo il tentativo di collocare Azione organicamente nel centrosinistra, che altro non è che la coalizione PD-M5 e sinistra respinta da Calenda alle ultime elezioni, ma soprattutto il legittimare il bipolarismo come realtà immanente ed immodificabile, qualificando come unico ‘nostro avversario’ il centrodestra, cancellando così anni di lavoro e di battaglie per tentare di rompere il bipolarismo.
Da destra, e soprattutto da chi ha creduto fin da subito in Azione, non condividiamo e siamo in disaccordo con il pensiero di D’Amato. Siamo invece convinti, con il governo Meloni più di prima, che sia ancora “il tempo di porre fine al bipolarismo muscolare che ha segnato gli ultimi trent’anni e che è la ragione per cui in Italia non funziona nulla”, per citare letteralmente Carlo Calenda.
L’essenza di Azione, al netto degli errori commessi, sta proprio in questo: il venir meno avrebbe conseguenze devastanti, trasformandola nel ‘cavalier servente’ dell’unico centrosinistra oggi possibile, formato da PD e M5, di cui nessuno sente la mancanza.
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Detto ciò, pur ritenendo legittime le affermazioni di Alessio D’Amato, la cui storia politica di sinistra nella Regione Lazio è scandita all’interno del bipolarismo muscolare (fu in giunta con il M5S), esse rappresentano l’esatto contrario delle politiche di Azione e che, ad onore del vero, Carlo Calenda continua ad incarnare. Di qui il nostro immutato sostegno al leader in questa battaglia contro il bipolarismo.
Tuttavia, è importante che si apra una riflessione attenta su di esse, anche in vista della prossima assemblea nazionale del partito di ottobre, in particolare da parte di coloro in Azione, come Mara Carfagna e Filippo Rossi, Maria Stella Gelmini ,Enrico Costa, Osvaldo Napoli e tanti altri, che riteniamo possano non essere d’accordo con quanto affermato da D’Amato, ossia di dover “rafforzare il fronte riformista all’interno del centrosinistra, alternativo al centrodestra che resta il nostro avversario”.
Secondo noi, D’Amato sbaglia. L’unico bipolarismo possibile non è tra centrodestra e centrosinistra, ma tra chi sostiene Meloni e chi invece Draghi (e la sua agenda). Infatti, con Carlo Calenda, fin dall’inizio della vicenda politica di questo partito abbiamo sempre pensato che la soluzione a un bipolarismo diventato bipopulismo, con cui è iniziato il declino di questo Paese, fosse un lavoro da fare tra tutte le forze democratiche e liberali. Questo è quello che succede negli altri Paesi europei, e questo sarà il campo di battaglia alle prossime elezioni europee.”