“Non sappiamo cosa avrebbe detto di questo penoso spettacolo Paolo Borsellino, il magistrato trucidato da Cosa Nostra in via D’Amelio che Giorgia Meloni ha iscritto nel Pantheon della sua formazione politica”, scrive Carlo Bonini sulla Repubblica commentando l’inversione a u della premier rispetto alla sua storia di destra legalitaria. Nel corso degli anni in effetti sono infiniti gli interventi di Giorgia Meloni in difesa delle toghe. E infinite le sue richieste di dimissioni di esponenti delle vecchie maggioranze finiti nelle inchieste. Ma ora la musica è cambiata. Totalmente. Meloni ha detto al suo cerchio magico: «Non pensino di farmi fare la fine di Silvio Berlusconi». Bella giravolta!
In una democrazia robusta e matura come l’Italia, il rispetto della separazione dei poteri è un cardine imprescindibile. L’attacco frontale di Palazzo Chigi alla magistratura, insinuando che alcuni magistrati abbiano assunto un ruolo di opposizione attiva, non solo rappresenta un precedente pericoloso, ma rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Sul punto Enrico Costa di Azione ha colto nel segno. Le accuse di una tale gravità non possono essere lasciate a galleggiare nell’aria, ancorate solo a una nota non firmata proveniente da fonti anonime. Se il governo ha prove concrete che sostengono queste asserzioni, allora dovrebbe formalizzare una denuncia. Altrimenti, come Costa afferma chiaramente, le accuse rischiano di apparire come “infondata fesseria senza fondamento”, alimentando inutilmente un clima di sospetto e divisione.
Decoro e opportunità: il caso di Daniela Santanchè e la responsabilità politica
Il clima di tensione che queste dichiarazioni hanno creato tra i poteri dello Stato non contribuisce alla stabilità del paese. Il governo dovrebbe, invece, concentrarsi su come rispondere in modo costruttivo e trasparente alle accuse mosse nei confronti dei suoi membri. Questo è il modo in cui le democrazie funzionano e sopravvivono: attraverso l’apertura, la responsabilità e il rispetto delle istituzioni.
Il compito della stampa in questo contesto è essenziale. È importante che i giornalisti seguano da vicino l’evoluzione di questa situazione, indagando le prove a sostegno delle accuse e garantendo che le informazioni corrette vengano comunicate al pubblico. Solo in questo modo sarà possibile garantire la trasparenza e il rispetto dello stato di diritto. Come sostenitori della libertà di stampa e del giornalismo responsabile, dobbiamo fare tutto il possibile per difendere queste fondamenta del nostro sistema democratico.