Dopo la morte di Berlusconi in Forza Italia si cerca di guardare al futuro. Alcuni si domandano se Marta Fascina, ultima compagna del Cavaliere, possa assumere un ruolo politico di rilievo. Con un linguaggio delicato il ministro degli Esteri Tajani ha detto che per lei non c’è alcuna posizione da ricoprire in Fi, se non quello di semplice deputata. “Non c’è bisogno di ritagliare spazi formali”, ha dichiarato il vicepremier. Dello stesso avviso Sgarbi che si è sentito di dare un suggerimento: “Dovrebbe essere lei a chiedere la commissione di inchiesta che io ho invocato per stabilire che i processi a Berlusconi erano processi politici“. Per quale ragione, in effetti, dovrebbe prendere lei le redini di Forza Italia? A che titolo? Solo perché era la quasi moglie del fondatore? Significherebbe confermare l’idea che FI sia ben distante da un partito liberale di cui l’Italia avrebbe bisogno, ma che sia stata gestita sempre e solo come un’azienda. Sì, a pensarci bene si potrebbe leggere l’affaire Fascina da questa prospettiva.
Oggi «Repubblica» verga un ritratto dell’ultima donna del Cavaliere, che prende il via dal 9 gennaio 1990, quando nasce Marta Antonia Fascina a Melito di Porto Salvo. Il padre, Orazio, all’epoca faceva l’assicuratore. Ben presto sarebbe però diventato cancelliere al tribunale di Salerno. La madre, Angela Della Morte, invece è insegnante. Proprio per il lavoro del padre la Fascina si trasferisce a Napoli, per poi prendere la residenza a Portici nel 2021. Al liceo lei diventa amica di Tullio Ferrante, figlio di una collega della madre. Tanti anni dopo quest’ultimo è diventato sottosegretario del governo Meloni. I maligni aggiungeranno: «In quota-Fascina». Da studenti andavano entrambi ad ascoltare il Cavaliere. A quei tempi la ragazza è di poche parole, tant’è che le viene affibbiato il soprannome “la muta”. Si trasferisce a Roma per studiare Scienze della Comunicazione. Risale all’ottobre del 2011 una foto che la ritrae a fianco di Giacomo Urtis, chirurgo delle star. Accanto a lei c’è anche Stefano Ricucci. A quel periodo risalgono pure le prime lettere a Berlusconi. Un lasciapassare per Palazzo Grazioli? A «Repubblica» un deputato forzista dice che il merito è di Lele Mora, che la Fascina ha conosciuto ad una festa.
Decisivo per lei il 2013, quando arriva la prima candidatura a Portici. Solo 58 preferenze ma il rapporto con Berlusconi si rafforza, parimenti quello con l’azienda/partito del Cavaliere. “Il 30 luglio 2013 arriva sul suo conto corrente un primo bonifico. Il mittente è Silvio. La somma è di 12.500 euro. La causale è la classica ‘erogazione liberale’. Poi arrivano 7 mila euro nel 2014 e 5 mila nel 2016. Marta fa anche il suo esordio a villa San Martino”, scrivono stamani diversi quotidiani, tra cui «Open». A far breccia nel cuore del leader azzurro quel suo «essere incredibilmente cortese, affabile, quasi geisha». Sono qualità queste che fanno curriculum? Hanno peso in politica? C’entrano qualcosa con la guida di un partito liberale? Con questo, ovvio, non si vuole escludere che la Fascina abbia talenti.
Nel 2018 arriva la candidatura con Forza Italia alla Camera. Lei la spunta su Nunzia De Girolamo, che l’avrebbe presa malissimo: «E questa chi è?». Poi nel 2020 lo scoop su Diva e Donna che rivela al mondo intero che Marta Fascina è la nuova fidanzata di Berlusconi, che la chiamava «moglie», nonostante le mancate nozze ufficiali. E mentre tanti si interrogano sul testamento del Cavaliere, curiosi di sapere cosa l’imprenditore le abbia lasciato, noi focalizziamo l’attenzione su una questione più sottile: senza Berlusconi o (i Berlusconi) sopravviverà FI? Dubbio lecito, perché il partito è nato ed è diventato via via espressione del protagonismo del suo leader. Il Cavaliere, come osserva anche «Il Sole 24 Ore», ha governato FI come un’azienda. È fuori dubbio, non a caso tra i parlamentari azzurri massiccia è stata la presenza di dirigenti Mediaset. E poi non è Marta Fascina stessa una prova di tutto questo?