Con la morte di Silvio Berlusconi, si conclude veramente un’epoca? Quale epoca? Quella del bipolarismo? Questa è già finita da tempo, assorbita, data l’assenza di alternative, dal monopolio politico-culturale del populismo sovranista. Il bipolarismo è stato soppiantato dal bipopulismo, diventando una sua appendice.
Forza Italia ha reso l’epoca del bipolarismo un’anatra zoppa, fino a portarla alla sua deflagrazione di oggi. Ormai, Forza Italia è ridotta a un partito medio-piccolo che probabilmente si dissolverà in breve tempo, fondendosi con i partiti esistenti. Tuttavia, questo probabilmente causerà spostamenti minimi che non apporteranno alcun cambiamento sostanziale nel panorama politico.
Senza dubbio, Berlusconi è stato probabilmente il più grande imprenditore degli ultimi cinquant’anni. La sua visione, energia ed entusiasmo lo hanno sicuramente reso l’uomo di successo che è stato. Politicamente, è stato il primo a concepire un partito come sua proprietà esclusiva, eliminando ogni forma di democrazia interna e cancellando congressi e dibattiti.
Da grande comunicatore, ha incorporato il linguaggio della pubblicità nella politica, sconvolgendo le sue ritualità. Tuttavia, ciò non ha reso Berlusconi un grande statista, spesso infatti ha mortificato la funzione e l’immagine dell’Italia con comportamenti personali decisamente criticabili.
Sarebbe ingiusto attribuirgli la deriva populista, sebbene la sua promessa di una rivoluzione liberale sia risultata essere solo un miraggio.
La vera domanda è come Berlusconi, un politico mediocre, abbia potuto condizionare la vita politica del paese per tre decenni. L’anti-berlusconismo, trasformato in un’ideologia totalizzante che ha sopperito alla dissoluzione delle vecchie ideologie del Novecento, ha conferito a Berlusconi un potere condizionante enorme. Paradosso dei paradossi, la tentata delegittimazione perpetrata attraverso l’uso indiscriminato della magistratura, ha rappresentato la sua linfa vitale.
L’unico tentativo di rappresentare la società liberale è stato appunto Forza Italia. Tuttavia, abbiamo visto come è andata, il che dimostra senza ombra di dubbio che Berlusconi è stato molte cose, ma mai un liberale.
E così, dopo lustri di contrapposizione tra berlusconismo e antiberlusconismo, il nostro bipolarismo, un eterno scontro tra guelfi e ghibellini alimentato dagli anni ’70, non ha mai contemplato la rappresentanza della società liberale. Ancora meno oggi, con il bipolarismo trasformato in bipopulismo. La contesa elettorale verte, oggi come ieri, sulla rappresentanza della società chiusa e illiberale.
Aspettando Godot, ci ritroviamo ancora tra Berlinguer e Almirante.