La visita di Giorgia Meloni a Tunisi, presentata come un evento di alto profilo, si è rivelata un esempio lampante del suo stile di governo: tanta retorica, ma pochi risultati concreti. L’incontro, incentrato sulla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo Centrale, avrebbe dovuto essere l’occasione per rafforzare la cooperazione tra Italia, Tunisia e Unione Europea. Invece, si è trasformato in un palcoscenico per la propaganda di Meloni.
La Premier Meloni, giunta in Tunisia accompagnata dal premier olandese Mark Rutte e dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, si è scontrata con la ferma posizione del presidente tunisino Kais Saied. Il presidente Saied ha prontamente chiarito che la Tunisia non avrebbe svolto il ruolo di “guardia” per altri paesi, lasciando Meloni in una posizione precaria. Ma la nostra Premier non sembrava affatto turbata, anzi, ha continuato a spingere la sua agenda con una certa audacia.
La questione dei 900 milioni di euro di un piano di assistenza macro-finanziaria alla Tunisia è stata il fulcro del vertice. Questi fondi, ha sottolineato Von der Leyen, sarebbero stati mobilizzati solo in caso di un accordo con l’FMI, accordo che Saied al momento non sembra intenzionato a raggiungere, in particolare riguardo alle riforme sui diritti umani richieste dal FMI.
Nonostante l’ostilità del contesto, Meloni ha mantenuto un’attitudine ottimista, sottolineando l’importanza del memorandum d’intesa che spera di firmare con la Tunisia entro la fine di giugno. Questo atteggiamento, tuttavia, sembra più un tentativo di mantenere una facciata positiva per il pubblico italiano piuttosto che un reale impegno verso una soluzione al problema della migrazione.
La visita di Meloni a Tunisi non ha portato a nessun progresso sostanziale, ma piuttosto ha evidenziato un approccio politico più orientato alla retorica che all’azione. La questione della gestione dei flussi migratori rimane cruciale e sarà sicuramente al centro dei futuri incontri e negoziati. Ma se la Premier Meloni continuerà a privilegiare la forma sulla sostanza, temiamo che il dialogo con la Tunisia e l’Unione Europea rimarrà un circolo vizioso di promesse vuote e fallimenti prevedibili. Se ciò che abbiamo visto in Tunisia è il modello di leadership di Meloni, allora l’Italia ha motivo di preoccuparsi.