C’è dentro un po’ di tutto nel gruppo, purtroppo assai partecipato, di coloro che mascherano la pretesa di una resa senza condizioni da parte dell’Ucraina con una presunta proposta di pace. Ci sono cattolici, ex comunisti, comunisti che non sono ex, fascisti e post fascisti, scrittori, filosofi, giuristi, sociologi e storici, che al secolo rispondono ai nomi di Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani e Stefano Zamagni.
Questa varia umanità si è riunita sotto la firma di un manifesto scritto con l’intento dichiarato di “chiudere questo conflitto”, ma senza che “la vittoria sia tutta da una parte e la sconfitta tutta dall’altra”. Insomma, una richiesta di resa agli aggrediti a vantaggio degli aggressori.
Sono sei i punti che questa presunta intellighenzia nostrana propone per arrivare alla fine delle ostilità: neutralità di un’Ucraina che entri nell’Unione Europea, ma non nella Nato, secondo l’impegno riconosciuto, anche se solo verbale, degli Stati Uniti alla Russia di Gorbaciov dopo la caduta del muro e lo scioglimento unilaterale del Patto di Varsavia; concordato riconoscimento dello status de facto della Crimea, tradizionalmente russa e illegalmente “donata” da Kruscev alla Repubblica Sovietica Ucraina; autonomia delle zone russofone di Lugansk e Donetsk entro l’Ucraina secondo i Trattati di Minsk, con reali garanzie europee o in alternativa referendum popolari sotto la supervisione dell’Onu; definizione dello status amministrativo degli altri territori contesi del Donbass per gestire il melting pot russo-ucraino che nella storia di quelle Regioni si è dato ed eventualmente con la creazione di un ente paritario russo-ucraino che gestisca le ricchezze minerarie di quelle zone nel loro reciproco interesse; simmetrica descalation delle sanzioni europee e internazionali e dell’impegno militare russo nella regione; piano internazionale di ricostruzione dell’Ucraina.
Insomma, non è che ci voleva di essere intellettuali per partorire delle simili inconcepibili proposte, che ignorano completamente il principio di sovranità e autodeterminazione del popolo ucraino, che non solo ha dimostrato di voler resistere ad ogni costo all’invasione russa, ma sta anche riconquistando pezzo per pezzo il territorio occupato dall’esercito di Putin. Bastava l’uomo della strada, che ragiona con la pancia, per proporre tali inaccettabili condizioni, peraltro cariche di errori concettuali e storici degni di uno studente di una qualsiasi scuola media.
Non c’è nessun rischio di allargamento della NATO ad Est, questa è solo propaganda putiniana per giustificare una ingiustificabile invasione, e riproporla non fa comodo a nessuno se non allo zar e ai suoi adepti. Non solo: inutile continuare la tavoletta sull’appartenenza della Crimea alla Russia, perché decine di trattati internazionali – uno firmato anche da Putin nel 2003 – ne riconoscono la totale appartenenza all’Ucraina. Insomma, tralasciando inconcepibili ragionamenti anche sul Donbass, il documento “di pace” dei soloni nostrani è un’offesa ai valori di democrazia e libertà che sono alla base della convivenza civile. Ed è soprattutto un’offesa al popolo ucraino e abitanti che per mano russa hanno perso la vita e hanno visto il loro paese distrutto.