Giorgia Meloni celebra giustamente il consenso elettorale ottenuto da se stessa e da Fratelli d’Italia, ma analizzando il dato va detto che più o meno i voti che il centrodestra ottiene da circa 20 anni a questa parte sono sempre gli stessi. Non aumentano, semplicemente si spostano: prima il blocco premiava più Forza Italia, poi nel 2018 è toccato alla Lega (e sul fronte opposto al M5S) e ora a Fratelli d’Italia, gli unici a non aver mai avuto l’onere del governo. Di fatto, nel 2022 gli italiani hanno voluto mettere alla prova chi non si era mai cimentato prima con la gestione reale del Paese. Ma si tratta di un consenso molto labile, molto rapido anche nel modificarsi, e questo la Meloni è troppo intelligente per non capirlo, per non saperlo. E sa anche che per riprendersi la leadership della coalizione, i suoi “alleati” mineranno dal di dentro il suo governo giorno dopo giorno. Quindi è necessario che la futura prima donna premier d’Italia si armi di coraggio e responsabilità per attuare, come scrive oggi su Il Foglio Oscar Giannino, “non riformette-bandiera, ma misure incisive che in un paese vischioso come l’Italia hanno bisogno di tempo lungo, per cambiare le cose”. Partendo, ovviamente, dalle due emergenze reali del Paese: l’energia e la stabilità dei conti anche in chiave della tenuta degli accordi internazionali. Da questo nessuno, neanche la Meloni, può prescindere.
La leader di FdI è chiamata, dunque, a scelte coraggiose perché, sempre per citare Giannino: “non si possono avere insieme piena libertà dei capitali, politiche monetarie sovraniste-nazionali e cambi fissi; è impossibile perseguire insieme la democrazia, la sovranità nazionale e la globalizzazione dei mercati; non è possibile perseguire insieme stabilità finanziaria di un paese, libera mobilità dei capitali, e politiche sovrane”. La varie istanze della maggioranza dovranno trovare una sintesi nella contingenza economica del momento, un momento assai difficile. E Giorgia Meloni deve scegliere “non il ritorno al sovranismo monetario piegato a comprare il debito pubblico – ancora Giannino -, ma la scommessa sulla libertà dei capitali, l’adesione a una moneta unica che esprime la forza del mercato unico europeo, la necessità di battersi per una globalizzazione a regole condivise, multipolare e capace di limitare il dumping sociale praticato dalla Cina e il ricatto dei prezzi energetici praticato dalla Russia. Quella globalizzazione, sia pur imperfetta, che aveva fatto aumentare come mai il numero di democrazie nel mondo, e per i paesi più poveri aveva abbattuto come mai nella storia il numero di abitanti sul pianeta Terra considerati per reddito sotto la soglia del minimo vitale quotidiano per sopravvivere”. Insomma, la Meloni deve scegliere di dire definitivamente no alla gabbia sovranista.