“Con queste condizioni è impossibile negoziare. Putin, che è un criminale, ha definito terrorismo un sabotaggio al ponte in Crimea e, per ritorsione, ha fatto una strage”. E questa si che “è un’azione terroristica”. A dirlo è Vittorio Emanuele Parsi, professore di relazioni internazionali dell’Università Cattolica, ospite del Tg3.
“Le condizioni per poter trattare con i russi – aggiunge – sono il ritiro dei territorio occupati l’ammissione dell’aggressione e il risarcimento dei danni. Su questa base si potrà anche decidere di non punire la Russia, successivamente”. Per il professore queste appena dette, sono le uniche premesse possibili per un negoziato perché “non possiamo trasformare una rapina in un’acquisizione non possiamo trasformare un bottino in una proprietà legittimamente acquisita”.
Parsi spiega anche come Putin stia perseguendo “un allargamento della guerra attraverso la Transnistria e la Bielorussia”. E lo ha fatto anche nei mesi scorsi “attraverso diversi Stati dell’ex Asia centrale sovietica, che si sono rifiutati. Ed è significativo che oggi l’unico regime che rifornisce di armi la Russia sia l’Iran criminale, che spara sulle sue donne che manifestano per la libertà. Questo è lo stato canaglia in cui Putin ha trasformato la Russia”.