Snobbata dai tecnici di comprovata competenza, guardata con sospetto da Europa e mercati, vista di malocchio dal Colle e accerchiata da “alleati” che non aspettano altro che un suo fallimento. Come ha detto oggi su Il Foglio Claudio Cerasa, per Giorgia Meloni davvero “la pacchia è finita”.
I Draghi Boys Panetta, Franco e Scananpieco le hanno detto tutti no per l’Economia, e Cingolani pure ha declinato l’invito a restare alla Transizione ecologica. Spunta perciò il nome dell’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato, ma per la Meloni una strada che sembrava in discesa si fa in salita. Perché adesso che i Btp a 10 anni sono ai massimi dal 2020 e le agenzie di rating storcono la bocca la fiducia nell’esecutivo che la leader di FDI sta per varare è già sotto zero prima di cominciare.
Se è vero che la Meloni fa difficoltà anche a trovare un portavoce – di no le hanno già detto Andrea Bonini, giornalista di Sky, e Gian Marco Chiocci, direttore dell’agenzia AdnKronos – la sensazione di angoscia che pervade la futura premier è comprensibile. L’effetto Michetti – cioè l’ultimo rimasto da candidare per il Comune di Roma a causa del diniego di tanti – è dietro l’angolo. Nè Meloni può aspettarsi comprensione e sostegno dagli alleati Salvini e Berlusconi, che la lasciano sola nelle scelte, indispettiti dai molteplici paletti imposti da Giorgia sui nomi e suoi ruoli dei componenti del governo. Tempi davvero duri per Giorgia: la pacchia per lei è davvero finita.