“Perché ha vinto la Meloni? Per la nullità della destra liberale”. Lo afferma FIlippo Rossi, già fondatore della Buona Destra e militante di Azione in un suo intervento sull’HuffPost.
“Perché ha vinto la Meloni? Perché in Italia ha vinto la destra sovranista e populista? Come è potuto succedere? In molti cercano di rispondere a queste domande leggendo dati, flussi e percentuali elettorali come se fossero fondi di caffè, e chiedendosi se un’alleanza in più o in meno avrebbe cambiato il risultato – scrive Rossi -. C’è chi invece imputa la vittoria a una fantomatica anomalia italiana. C’è chi, plaudente, si sforza di dimostrare che il tutto dipende dalla bravura personale di una leader nata nel neofascismo sempre “presente” e cresciuta in un sovranpopulismo di eterna opposizione”.
“Quasi nessuno però la racconta per quello che è successo davvero. A portare il sovranismo meloniano a Palazzo Chigi è stata l’irresponsabile assenza di una destra liberale e moderata capace di autonomia intellettuale. La causa di quel che è successo è tutta in questa voragine – spiega -. D’altra parte, bisogna rispondere con schiettezza, è mai possibile che la destra liberale venga rappresentata in Italia da Silvio Berlusconi e Matteo Salvini? Da due che in questi mesi si sono caratterizzati per evidente filoputinismo? Da due che hanno fatto delle vuote promesse elettorali la loro cifra identitaria? Certo che no.
“E nessuno ha avuto il coraggio di dire basta, nessuno ha provato a costruire qualcosa di alternativo. Niente. Il nulla. La vittoria della Meloni è tutta in questa assenza colpevole nell’offerta politica. Inutile negarlo: gli italiani che si sentono di una destra liberale, europeista, popolare sono stati messi di fronte a una scelta (quasi) obbligata. O bere o affogare. O, peggio, non andare a votare – conclude -. Anche così si spiega la centralità politica conquistata dal Terzo Polo di Carlo Calenda, dalla sua indubbia capacità di attrarre voti di quella destra moderata che nel paese è più presente di quanto si creda. Anche da qui bisogna ripartire, per dare voce a un’Italia liberale che esiste ma che è stata tradita dai tanti, dai troppi sedicenti moderati che hanno svenduto una cultura, un’identità, una possibilità, una speranza all’ennesimo populista di turno”.