Non è il fascismo, non è il sovranismo, non è la modifica della Costituzione, non sono le simpatie estremiste per Le Pen, Orban e Vox. Non è neanche il pericolo di una abolizione della legge 194. Perché la stessa Meloni sa che l’onda populista che l’ha portata – o che la porterà a breve a – a Palazzo Chigi, si infrangerà non tanto sul senso di responsabilità della coalizione che la leader di Fratelli d’Italia guida (FDI, FI e Lega hanno dato già più volte prova della loro irresponsabilità), quanto sulle necessità di un Paese che ora va governato, e va governato non più con gli slogan ma con azioni concrete e serie. A fare da garante ci saranno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e, soprattutto, l’obbligo delle riforme legate al PNRR. Che per carità, la Meloni ha già detto di voler rivedere, ok, ma che non potrà stravolgere completamente nell’impianto strutturale.
Giorgia Meloni è tutto fuorché una sciocca. E solo uno sciocco può credere di dar seguito alla propaganda populista con azioni che mettano a rischio i fondi del PNRR. La Meloni sa che dovrà stare nei tempi, che dovrà rispettare gli impegni presi da Mario Draghi, che dovrà raggiungere gli obiettivi, che non dovrà non uscire dai ranghi del già imponente indebitamento italiano se vuole che il suo governo duri più di un gatto in tangenziale e non cada sotto i colpi dello spread. Meloni, in sostanza, non farà nulla che metterà in pericolo l’impianto democratico dello Stato. Nè porterà scientemente scompiglio in conti sostanzialmente blindati dagli obiettivi del PNRR.
Ciò che dovrebbe creare apprensione e destare preoccupazione non è, pertanto, il “pericolo fascista” imputato alla Meloni, ma la visione. La visione antieuropea del centrodestra a trazione meloniana, infatti, rischia di far perdere al Paese treni importanti di sviluppo. Perché l’Europa deve essere la casa comune anche degli italiani, deve essere una comunità a cui l’Italia aderisce con convinzione non solo per la moneta comune, ma per la difesa, l’Internazionalizzazione, il futuro dei giovani. Non riconoscersi in questo spirito è l’unico vero rischio che l’Italia corre con Giorgia Meloni premier.