C’è eccome una spiegazione al risorgere degli imperi di Russia, Cina e Turchia, e va ricercata nell’inadeguatezza della classe dirigente occidentale. Ma c’è anche l’antidoto per debellare il seme delle autarchie: l’Europa deve riappropriarsi delle sue radici culturali.
“L’Europa non ha notato la scomparsa di questo grande crogiolo culturale perché non sente più la propria unità come unità culturale… Esiste ancora un ideale comune percepibile? È forse il principio della tolleranza, il rispetto del credo e del pensiero altrui?… L’Occidente disperato ha bisogno di trovare ancora un’autorità morale in un mondo privo di valori”. Parole che sbrano pronunciate oggi, ma che risalgono al giugno del 1967: sono alcuni passaggi, ripresi oggi da Andrea Cangini sull’Inkiesta, dell’accorato discorso pronunciato da Milan Kundera al IV Congresso dell’Unione degli scrittori che si svolse in Cecoslovacchia un anno prima della Primavera di Praga e undici anni dopo l’invasione dell’Ungheria. Sono passati 55 anni, la storia si ripete.
Le opinioni pubbliche europee appaiono fredde, gli intellettuali distratti, i governi escludono senza dubbio la guerra. Oggi come allora gli Stati Uniti e il Regno Unito, e di conseguenza la Nato, le istituzioni europee e quasi tutti gli Stati membri, hanno raccolto la sfida russa e con rara compattezza politica hanno accettato di ingaggiare un conflitto economico diretto e uno militare per delega. “Ci troviamo pertanto ancora una volta minacciati dalla furia imperialista della Russia – osserva Cangini – Un antico frutto avvelenato nel giardino della Storia, di volta in volta ammantato secondo la moda del momento: zarismo, comunismo, puntinismo… Si prospetta, probabilmente, una nuova Guerra Fredda. Ed è indicativo il fatto – aggiunge – che molti di coloro che non ebbero o avrebbero avuto esitazioni nello schierarsi contro la minaccia sovietica oggi derubrichino, neghino o addirittura legittimino la minaccia putiniana. È indicativo dell’incultura della classe politica, della miseria dell’élite intellettuale e più in generale della decadenza dell’Occidente”.
Rimane pertanto attuale e quantomai urgente il problema sollevato da Milan Kundera oltre mezzo secolo fa: “Senza la consapevolezza e l’orgoglio delle proprie radici culturali, senza il sentimento di un destino comune e senza un legame spirituale con l’Occidente potremo forse vincere o evitare la guerra con Putin – conclude Cangini – ma se non sarà servito a ritrovare il senso etico e politico della comune appartenenza europea non servirà a proteggerci dalle minacce future”.