La risposta dell’Occidente alla minaccia nucleare russa sarà compatta, condivisa e ferma, senza tentennamenti. Se lo zar attaccherà, risponderemo adeguatamente, senza farci intimorire. Ne è convinto il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e consigliere militare di tre presidenti del Consiglio, intervistato oggi da Il Messaggero.
“All’arma nucleare, sia pure tattica, l’Occidente deve rispondere. E la risposta dev’essere concertata e proporzionata. Il pericolo è reale – dice -. Putin si sente stretto nell’angolo, ci sono più segnali coerenti che abbia grandi difficoltà. Oltre a quella militare emersa dal suo discorso, e a quelle relative agli armamenti emerse incontrando i produttori russi di armi a cui ha imposto di produrre tutto in casa, un altro segnale allarmante è la fuga di chi può dalla Russia, che assomiglia tanto ai preliminari della caduta del Muro di Berlino”.
Tricarico però non intende sottovalutare le minacce dello zar, soprattutto perché quando un uomo è disperato e si sente in gabbia è disposto a tutto. “È imperscrutabile la determinazione di Putin a usare, come ha dichiarato davanti al mondo intero, ogni mezzo a sua disposizione – aggiunge -. Con una capacità convenzionale allo stremo, le sue parole significano l’uso possibile di altre armi letali. E fatico a pensare ad altro che non sia l’armamento nucleare. Se sotto la pressione degli eventi fosse questa alla fine la sua decisione, va capito quale opzione sceglierà tra gli armamenti nucleari tattici e quelli intercontinentali. Adotterà l’opzione minore e meno letale? E contro quale obiettivo? Non si può escludere nulla. C’è pur sempre la speranza, che somiglia a una scommessa a poker mentre qui non si può giocare d’azzardo, che siccome la catena di attivazione dell’arma nucleare non è cortissima, ci sia sempre un anello debole, qualcuno che si rifiuti di obbedire all’ordine”.
Ma se questo anello debole non ci fosse, Tricarico ha chiaro quale dovrà essere la risposta dell’Occidente. “Può attingere a un altrettanto vasto ventaglio di opzioni, dagli aerei pronti a decollare in pochi minuti ai proiettili d’artiglieria con armamento nucleare, ai missili e sottomarini – spiega -. Dovremmo concertare la risposta e fare in modo che abbia un senso e non sia sproporzionata. Fin dall’inizio del confronto militare, ho ipotizzato che la Nato non varchi la soglia rossa anche se Putin dovesse usare l’arma nucleare. Spero che questa possa essere la reazione dell’Occidente e che tutto a quel punto si fermi, si arrivi al cessate il fuoco e al negoziato, proprio per l’enormità dell’atomica come arma di convincimento generale”.
“Saremmo dovuti intervenire fin dal primo momento, quando Putin ha cominciato a bombardare deliberatamente i civili – conclude -. Quella è la linea rossa varcata da Milosevic e Gheddafi. Allora intervenimmo, perché adesso no? In guerra con la Russia ci siamo già?”.