Il governo ha presentato un emendamento soppressivo della modifica del Dl aiuti che aveva fatto saltare ieri il tetto finora fissato a 240mila agli stipendi dei vertici pubblici. E c’era da aspettarselo, non è un sorpresa, considerando il pragmatismo che ha sempre caratterizzato l’ex numero della Bce. D’altronde quando glielo avevano riferito il presidente del consiglio Draghi si era mostrato incredulo e aveva subito chiesto delucidazioni al Tesoro e al Ministero per i Rapporti con il Parlamento. La modifica, che era stata proposta dal senatore di Forza Italia Marco Perosino, ricandidato con il partito di Silvio Berlusconi, aveva lasciato senza parole il premier, che si era dato subito da fare per trovare una soluzione. E ci è riuscito, in meno di 24 h.
Il “fattaccio” aveva mandato su tutte le furie Draghi, per l’inopportunità di inserire una misura di questo peso, senza prima informare il premier e agli sgoccioli della legislatura, spiegano fonti de “La Stampa”. Draghi non era assolutamente d’accordo con chi aveva riscritto il testo, tanto più in una fase così delicata per il Paese, che oggi è alle prese con una crisi economica senza precedenti e che si accinge ad affrontare mesi ancora più complicati. L’ex governatore di Bankitalia però non si è accontentato di prendere le distanze, ha cercato di rimediare.
Oggi la notizia che il governo ha presentato un emendamento soppressivo dell’art 41 bis del Decreto Aiuti che stoppa la deroga al tetto degli stipendi per cariche di vertice delle Forze armate, delle Forze di polizia e delle pubbliche amministrazioni. L’esecutivo chiederà di votare l’emendamento salvo che le forze politiche all’unanimità non decidano di approvare l’ordine del giorno che dispone la soppressione dell’articolo nel Decreto Aiuti Ter, secondo fonti di palazzo Chigi. Pare che il dl aiuti bis tornerà in Aula al Senato la prossima settimana, con buona probabilità, martedì 20 settembre.