Non è ancora tempo di bilanci, perché Mario Draghi resterà a Palazzo Chigi almeno fino ad ottobre. Appare tuttavia evidente come il presidente del consiglio sia stato capace in questi mesi di tenere il punto, come forse nessuno prima d’ora, sulle questioni importanti e di mantenere le promesse fatte, anche quando gli eventi sembravano sfavorevoli e i partiti gli parlavano addosso spinti dai sondaggi, dai commenti sui social e altre scemenze che nulla hanno a che fare con la politica. All’indomani della fine dell’ultimo consiglio europeo, quello a cui il premier ha partecipato prima della caduta del governo, a proposito delle sanzioni Draghi disse: “La nostra dipendenza dal gas russo l’anno scorso era 40% oggi 25%. Le misure messe in campo già all’inizio della guerra cominciano a dare risultato. Inoltre per quanto riguarda gli stoccaggi di gas, ci stiamo preparando per l’inverno e sta andando molto bene”. A distanza di qualche settimana possiamo dire che grazie alla sua tenacia e lungimiranza abbiamo trovato dei fornitori alternativi. Nulla potrà il Cremlino, il piano dello zar di piegare l’Europa con l’energia è destinato a fallire. Non funzionerà, con buona pace di Putin. Al ricatto di quest’ultimo l’Italia di Draghi non ha ceduto. Ma, come scrive Giovanni Cagnoli su “Linkiesta”, va notato che soltanto il programma di Carlo Calenda e Matteo Renzi permette, per il futuro, di essere sganciati dalla Russia.
“La situazione, per merito di Mario Draghi e di chi ha insistito nel realizzare la Tap, la Trans Adriatic Pipeline (cioè Carlo Calenda) contro tutto e tutti (Michele Emiliano, Francesco Boccia, e i Cinquestelle) sia meno complicata di quanto si pensi”, spiega Cagnoli, che riporta alcuni dati, che dimostrano come la situazione non sia allarmante come il centrodestra vuol far credere. In sintesi, nel semestre invernale 2022-2023, a fronte di 47 miliardi di consumo l’Italia avrà circa 33 miliardi di metri cubi di import più i 18 miliardi di stock. Quindi arriveremo a fine marzo con uno stock di circa 4 miliardi di metri cubi, pari al 25% della capacità di stoccaggio totale. “È poco, ma ce la faremo per un pelo e ne usciremo, come dice il ministro Cingolani, senza razionare”, rimarca il giornalista.
E tutto grazie a delle scelte sagge: la Tap, che contribuisce quest’anno a 10 miliardi di metri cubi, senza la quale saremo in un clima di guerra con razionamento e blocco delle industrie; gli accordi che Super Mario (soprannome a lui sgradito, ma che ben si adatta) ha stipulato prontamente con l’Algeria; e infine i 3 rigassificatori esistenti, quelli di Livorno, La Spezia e Rovigo, che contribuiscono con circa 15 miliardi di metri cubi. Con Piombino si dovrebbe poi arrivare entro la fine del 2022 a 20 e con Ravenna a metà 2024 a 25. “Visto il costo (500 milioni), programmare altri due rigassificatori sarebbe non solo saggio ma doveroso. Chi resiste ai rigassificatori va respinto con perdite al mittente. Sono, come dice Calenda, opere di interesse strategico nazionale e quindi vanno fatte subito e senza alcuna discussione”, chiarisce sempre Cagnoli.
La minaccia di Putin dunque di chiudere i rubinetti non deve toglierci il sonno, l’Italia dovrebbe passare l’inverno senza razionalizzare. E le prospettive per il 2023-2024 sono ancora più rassicuranti. Come spiega Cagnoli dovremmo disporre di ben 71-74 miliardi metri cubi. Il che significa: “Addio per sempre alla Russia da parte nostra e di tutta l’Europa, e senza considerare l’impatto dei pannelli solari, delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico che questa stagione di prezzi folli ha scatenato in tutti gli utilizzatori”. Avete ancora dubbi sull’operato del governo presieduto dall’ex numero uno della Bce? Perplessità sulle scelte a lungo termine di Draghi? Critiche sul suo metodo? In risposta agli irresponsabili che l’han fatto cadere per invidia non ci sarebbe che una risposta da dare: concedere fiducia a chi ha idee concrete per facilitare lo sviluppo economico del Paese. In altre parole chi intende portare avanti l’agenda Draghi.