“La situazione è grave, e il governo non va in ferie”. A dirlo con il solito aplomb a ministri e collaboratori più stretti è stato Mario Draghi, che non è abituato a stare con le mani in mano. Del resto, è la sua indole da civil servant, come pure la sua forte formazione gesuita, ad imporgli di fare “le cose sempre al meglio delle proprie possibilità”. Per questo non deve stupire che il presidente del consiglio “dimissionario” e “in carica soltanto per gli affari correnti”, abbia annunciato un consistente decreto aiuti per imprese e famiglie. Dopo le dimissioni di mercoledì 20 luglio, molti temevano che il decreto di fine luglio si sarebbe trasformato in un intervento minimo. Un atto dovuto, puramente burocratico del valore di 3 miliardi di euro. Precisiamo: lo sospettavano soltanto coloro che non conoscono Draghi. Quelli che non hanno capito di che stoffa è fatto.
L’ex numero uno della Bce non ha rallentato la sua corsa, i giochetti dei politici non l’hanno distolto dai suoi impegni. Anche perché l’economista in alcun modo vuole far pagare il “conto” dell’irresponsabilità dei partiti ai cittadini. L’aver lavorato bene negli ultimi mesi, tra l’altro, come spiega Pietro Garibaldi su «La Stampa», ha permesso di avere a disposizione una specie di «tesoretto fiscale» che il governo dimissionario ha deciso di destinare interamente a famiglie e imprese. L’esecutivo ha annunciato, infatti, alle parti sociali interventi espansivi che ammonteranno a più di 14 miliardi di euro. Il Governo ha deliberato di ridurre le imposte sul lavoro per aumentare il reddito netto percepito dai lavoratori e al contempo diminuire il costo totale pagato dalle imprese. Lo stesso esecutivo ha annunciato a sorpresa anche un’iniziativa a favore dei pensionati, categoria che non gode della riduzione del cuneo bonus. Il resto delle misure invece riguarda la conferma degli aiuti per attutire il caro bollette. L’esecutivo ha ribadito infine un appoggio ai Comuni italiani sull’attuazione del Pnrr. Insomma, dal modus operandi il governo tutto sembra tranne che dimissionario: Mario Draghi continua a muoversi in maniera spigliata, a fare tutto il necessario per il bene del Paese.
“Il decreto che Draghi varerà nei primi giorni di agosto – per qualità e quantità – è pari a quello di una legge Finanziaria. Mai era accaduto che un governo dimissionario mettesse sul tavolo in estate più di quattordici miliardi di euro”, scrive Alessandro Barbera su «La Stampa». Difatti mai era successo nella storia repubblicana che il Paese andasse al voto a settembre, con il rischio che il nuovo governo non avesse modo di varare la legge di bilancio nei tempi previsti dalla legge. E l’esecutivo è seriamente impegnato a lasciare l’Italia in condizioni migliori di come l’ha trovata: “La presentazione del ministro del Tesoro Daniele Franco ha dato ai presenti l’impressione di un governo chiamato a mettere in sicurezza il Paese il più a lungo possibile”, riferisce il giornalista. Draghi negli incontri avuti in questi ultimi giorni ha confermato “la volontà del governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati e le imprese“. Musica per le orecchie dei sindacati, che si son detti soddisfatti. “L’idea è quella di realizzare pochi interventi su pochi temi importanti, utilizzando gli spazi fiscali disponibili soprattutto per interventi che prorogano quelli già effettuati”, avrebbe sottolineato il Presidente del Consiglio parlando di “cifre non banali”. “Se avremo più entrate le continueremo a spendere”, avrebbe rimarcato Draghi. Molto dipenderà dall’andamento delle entrate fiscali, perché spesa in deficit l’ex governatore di Bankitalia non vuole farne.