Silvio costretto a raccogliere altri cocci. Altro strappo in Forza Italia dopo quello di Maria Stella Gelmini. Renato Brunetta ha comunicato in una nota che lascerà il partito. «Non votando la fiducia a Draghi il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento così grave», le parole del ministro della Pa. «Non votando la fiducia a Draghi, FI ha tradito la sua storia. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa», ha detto Brunetta.
«Non votando la fiducia a Mario Draghi, il mio partito ha deviato dai valori fondanti della sua cultura: l’europeismo, l’atlantismo, il liberalismo, l’economia sociale di mercato, l’equità. I cardini della storia gloriosa del Partito popolare europeo, a cui mi onoro di essere iscritto, integralmente recepiti nell’agenda Draghi e nel pragmatismo visionario del Pnrr. Sono fiero di aver servito l’Italia da ministro di questo Governo. Sono degli irresponsabili coloro che hanno scelto di anteporre l’interesse di parte all’interesse del Paese, in un momento così grave. I vertici sempre più ristretti di Forza Italia si sono appiattiti sul peggior populismo sovranista, sacrificando un campione come Draghi, orgoglio italiano nel mondo, sull’altare del più miope opportunismo elettorale», ha rimarcato Brunetta. E ancora: «Io rimango dalla stessa parte: dalla parte dei tanti cittadini increduli che mi stanno scrivendo e chiamando, gli stessi che nei giorni scorsi si sono appellati a Draghi perché rimanesse alla guida del Governo. Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata».
Brunetta ha poi rimarcato: «Mi batterò ora perché la sua cultura, i suoi valori e le sue migliori energie liberali e moderate non vadano perduti e confluiscano in un’unione repubblicana, saldamente ancorata all’euroatlantismo. Perché dobbiamo contrastare la deriva di un sistema politico privo degli anticorpi per emanciparsi dal populismo e dall’estremismo, piegato a chi lavora per modificare gli equilibri geopolitici, anche indebolendo l’alleanza occidentale a sostegno dell’Ucraina. È una battaglia per il futuro che coincide con la difesa della mia storia, e di quella di Forza Italia».
La crisi, che si era aperta a causa delle convulsioni del M5S, è stata poi portata a compimento dal centrodestra (Forza Italia, Fratelli di Italia e la Lega), che ha così chiuso la porta in faccia al premier Mario Draghi, che ha fatto «un ottimo lavoro, è un convinto europeista, e che certo non è di sinistra», le parole di Maria Stella Gelmini, che dopo venticinque anni ha lasciato il suo partito. Nell’intervista concessa a “Il Corriere della Sera” l’ex esponente di Fi spiegando quello che è successo nella triste giornata di ieri ha detto: «Vuole la verità? Lega e FI il governo lo hanno sempre sopportato e non supportato. E già dalla settimana scorsa la Lega ha cominciato a mettere paletti, fino ad arrivare a prefigurare la richiesta di sostituire un ministro come Lamorgese (che non è dei 5 Stelle!), senza che da FI si alzasse una sola voce critica. La gestione di ieri è stata la rappresentazione dell’appiattimento acritico sulla Lega ed è stato il colpo definitivo di una storia ultra ventennale di battaglie liberali, riformiste ed europeiste. Avranno anche il consenso dei tassisti probabilmente, ma non quello di chi crede nelle riforme, nell’UE, nel liberalismo e nella concorrenza. Non potevo restare un minuto in più in un partito che non riconosco».
Intanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accetto le dimissioni del premier Mario Draghi: nel pomeriggio il capo dello stato scioglierà le Camere. La presidente del Senato Elisabetta Casellati è attesa al Quirinale per le 16:30, il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico alle 17. Il governo Draghi purtroppo è finito.