In queste ore si sta decidendo la sorte del Governo Draghi e il futuro non solo prossimo del paese. Stamattina con un discorso da vero statista il premier ha sottolineato l’importanza del percorso svolto sin qui e della necessità assoluta di proseguire la strada intrapresa recuperando lo spirito originario di unità (quasi) nazionale e l’appoggio dell’ampia maggioranza che ha consentito di ottenere importanti risultati sia sul piano della credibilità internazionale sia delle politiche nazionali. Innanzi a ciò, la reazione scomposta del centrodestra e del Movimento Cinque Stelle lasciano senza parole. La sensazione è che nonostante il momento difficile, Lega, Forza Italia e grillini hanno fatto capire di volersi sfilare dal governo; ma pare che nessuno abbia sufficiente coraggio per farlo assumendosene, quindi, la responsabilità davanti al paese. D’altra parte il discorso di Draghi era stato chiaro nel rivolgere ai partiti un appello alla responsabilità per il bene dei cittadini. E i partiti stanno dimostrando tutta la loro inadeguatezza, invischiati in bassi interessi di bottega (elettorale) e più interessati alle proprie bandierine più o meno simboliche. Vedremo tra poco come andrà la votazione sulla fiducia, anche se le speranze di un Draghi bis si vanno via via assottigliando.
E proprio perché il momento è grave, non possiamo e non dobbiamo dimenticare da dove tutto ha avuto origine. Sembra tantissimo tempo fa e in realtà è passata meno di una settimana. In particolare, meno di una settimana da quando Giuseppe Conte ha deciso di “non fiduciare” il governo sul DL Aiuti a causa della previsione in esso della costruzione del termovalorizzatore di Roma per affrontare l’emergenza rifiuti nella capitale.
Questo, almeno è stato il pretesto. La verità è che Conte ha precipitato il paese in una crisi dagli esiti imprevedibili e comunque disastrosi, per mera vanità e smisurato ego, del tutto indifferente agli interesse di quel popolo di cui ritiene esser l’avvocato. Per esser ancor più chiari, di fronte alla complessa situazione nazionale, in cui plurime e convergenti emergenze stanno fiaccando il paese, nel corso di una guerra che rischia di diventare mondiale, Giuseppe Conte si è assunto una responsabilità storica enorme e sciagurata costringendo Mario Draghi – cioè l’italiano più apprezzato e credibile in Europa e nel mondo – a dare le proprie dimissioni.
Sembra un film dell’orrore, ma è la verità di ciò che è accaduto e di quel che ci aspetta.
Mentre il governo stava cercando di approvare un provvedimento in aiuto a famiglie e aziende, nonché aveva in programma un nuovo decreto da varare entro fine luglio a sostegno dei redditi più bassi e dei ceti disagiati, la maggioranza entra in crisi per la scellerata scelta di Giuseppe Conte di aprire questa rocambolesca crisi di maggioranza, in barba all’interesse del paese, ai moniti internazionali, alle fibrillazioni dello spread e dei mercati.
Non c’è dubbio! Sui libri di storia si studierà questa crisi come una delle follie più inverosimili che si siano mai verificate nell’Italia repubblicana e le generazioni future dovranno sapere che a provocare tutto questo, a innescare questa diabolica scintilla è stato Giuseppe Conte.