Il mito dell’unità dell’attuale centrodestra si sfalda sempre più ed i segnali di una creatura a troppe teste che litigano tra loro sono sempre più evidenti man mano che si avvicina l’appuntamento con le elezioni politiche del 2023.
Con una leader in pectore che rappresenta l’opposizione del Governo Draghi a guidare una coalizione con partiti di maggioranza, a loro volta divisi al proprio interno, inizia a prendere forma un accrocchio tenuto insieme solo a scopo elettorale e privo di unità di idee, di contenuti, di valori comuni.
Mentre l’anziano ideatore della creatura, quel Silvio Berlusconi che tanto puntò su un centrodestra forte e liberale, si dice preoccupato di come le tensioni interne alla coalizione ed agli stessi partiti, si potranno ritorcere contro il Governo ed il suo operato, Salvini e Meloni continuano a rincorrere i sondaggi non preoccupandosi del futuro del nostro Paese.
Tra uno slogan e l’altro, tra un confronto e l’altro, tra un dictat e l’altro, l’unica preoccupazione è la posizione di forza relativa attraverso una crescita dei consensi slegata dalla realtà con cui il Paese, purtroppo, deve confrontarsi. Ed anche il “preoccupato” Cavaliere non accenna a distanziarsi da tale povertà politica.
La Lega, spaccata al suo interno, critica la posizione governista di Giorgetti e degli altri Ministri che, a dire di alcuni, è stata ed è la causa del superamento nei sondaggi subito da FDI. Critiche e posizioni che una volta ancora mostrano come per i sovranisti l’unico scopo sia il primeggiare nel gradimento, superare l’avversario anche interno, a prescindere dall’impatto che questo atteggiamento avrà su un Paese in pesante crisi economica e sociale.
In uno scenario così sconfortante rimane la speranza che qualcuno apra finalmente gli occhi e realizzi come questo centrodestra non sia più funzionale al nostro Paese e come la politica degli slogan di facile consumo tesi al raccatto dei consensi di pancia non possa dare le risposte e le soluzioni di cui gli italiani hanno bisogno.
Di fronte ad una situazione al limite dell’imbarazzante, la necessità di un’alternativa seria, concreta e credibile è sempre più evidente. Un progetto plurale che riunisca le forze responsabili che si distinguono, così a destra come a sinistra, da un bipopulismo che ha generato il degrado culturale, contenutistico e politico attuale.
Un contenitore che possa proporsi come valida alternativa a schieramenti che appaiono più come comitati elettorali che non coalizioni realmente in grado di guidare un Paese traghettandolo verso un futuro più roseo.
C’è un grande fermento nel campo liberale, riformista, civico con forze politiche concrete e pragmatiche che oggi, superando gli individualismi e le voglie di rivalsa dei singoli, avrebbero spazio, competenze e gradimento per potersi proporre, se unite dal pragmatismo della concretezza, come classe dirigente del nostro Paese.
Di fronte alla sete di potere dei populisti di vari colori, i tempi per il ritorno ad una politica “alta ed altra” sono maturi.
Se non ora, quando?