Il cambiamento climatico è realtà, serve un piano di emergenza contro la siccità. Sono andate avanti per tutta la notte le attività dei soccorritori sul ghiacciaio della Marmolada per cercare altri possibili superstiti dopo la tragedia di ieri. Durante i sopralluoghi è stato impegnato il personale della Protezione Civile trentina, con il supporto del soccorso alpino e dei droni dei Vigili del fuoco dotati di termocamere. Sono circa 30 gli alpinisti travolti dalla massa di ghiaccio e detriti. Tra questi anche un bimbo di nove anni. I soccorritori sono al lavoro ma hanno paura di non riuscire più a trovare persone in vita: “Difficile riconoscerle, i corpi sono straziati”.
Un disastro annunciato? Tre anni fa, a conclusione di anni di studio sulla Marmolada, il glaciologo del Cnr Roberto Colucci, disse: “Il destino è comunque segnato anche se le temperature restassero come sono: 25-30 anni e non ci sarà più”. Uno scenario spaventoso: “La proiezione più generale, al 2100, dice che nella migliore delle ipotesi perderemo il 70% dei ghiacciai alpini, nella peggiore il 96%. Sotto i 3.500 metri invece nel giro di vent’anni non ci sarà più niente perché i ghiacciai come la Marmolada sono ormai in totale disequilibrio”. Purtroppo dieci gradi a 3.000 metri non è più una temperatura eccezionale.
Il nuovo catasto dei ghiacciai italiani, elaborato dal gruppo guidato dal professor Carlo Smiraglia, ordinario di Geografia fisica e geomorfologia all’Università di Milano, conta 903 corpi glaciali in Italia, 369 chilometri quadrati di superficie, con una riduzione del 30% negli ultimi 60 anni, alla velocità media di tre chilometri quadrati all’anno. Al momento sono solo tre i ghiacciai che in Italia superano ancora i dieci chilometri di superficie: l’Adamello, che è il più grande di tutti, ridotto del 22%, il Miage e il Forni, l’unico di tipo “himalayano” nel nostro Paese.
Non si può continuare a negare: la tragedia sulla Marmolada è indubbiamente una conseguenza dei cambiamenti climatici. «Quello che è successo è un campanello d’allarme rispetto a quello che potrebbe succedere in scenari più grandi, sulle Alpi Occidentali», ha detto il glaciologo veneto Anselmo Cagnati. «Con il caldo globale i ghiacciai sono sempre più sottili e, quando cadono, vengono giù pezzi grandi come grattacieli. Ormai accade ogni giorno e il pericolo sotto i seracchi aumenta», ha dichiarato Reinhold Messner. E assisteremo a conseguenze gravi anche a livello idrogeologico: quando non ci saranno più ghiacciai sulle Alpi verrà meno l’apporto d’acqua ai fiumi. E ne risentiranno anche le centrali idroelettriche: il 20% dell’acqua che le alimenta giunge infatti dai ghiacciai. Stamattina a Canazei arriverà il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Questa tragedia riscriverà l’agenda politica dei prossimi anni e metterà il surriscaldamento e i cambiamenti climatici fra le priorità d’intervento. Non c’è più tempo.