Il 7 marzo per la Città di Andria, in Puglia, non è un giorno come gli altri: proprio il giorno prima della giornata internazionale della Donna siamo nel 1946, da due giorni sono iniziati moti di popolo durati nel complesso quattro giorni. Nel pomeriggio del martedì di carnevale, 5 marzo, l’inizio di una tragedia conclusasi poi con diversi morti. Ed il 7 marzo forse l’apice dei tumulti con l’uccisione di Luisa e Carolina Porro. Il drammatico pomeriggio contò alla fine anche il ferimento delle altre due sorelle Vincenza e Stefania oltre ad un direttore di banca che aveva trovato rifugio con la sua famiglia nel palazzo Porro. Era un momento drammatico della storia di questo territorio. La guerra, la disoccupazione, la povertà estrema, i braccianti.
A scatenare l’ira di popolo fu probabilmente un colpo di fucile. Fu quello una sorta di segnale per l’assalto al Palazzo delle sorelle Porro. Un assalto vero e proprio ai simboli: la famiglia Porro era proprietaria terriera di diversi fondi agricoli. Un assalto che in quelle drammatiche giornate non si riuscì ad evitare nonostante l’intervento costante del Vescovo dell’epoca, Mons. Giuseppe Di Donna (l’unico che riuscì assieme al Prof. Pasquale Massaro a riconoscere i cadaveri delle sorelle Porro ed a darne degna sepoltura dopo una notte lasciate per strada), ma anche l’intervento di Giuseppe Di Vittorio che era in procinto di tenere un comizio in Piazza in quel pomeriggio.
Un assalto che ha assunto il carattere del dramma e della memoria collettiva soprattutto a causa della sua brutalità in un contesto in cui le proteste erano sicuramente una delle poche vie per dar voce alla grande emarginazione di questo lembo di sud. Un ricordo ancora vivo nelle parole dei discendenti della Famiglia Porro.
Le sorelle Porro, Luisa, Stefania, Vincenza e Carolina, ricche proprietarie terriere, vengono ricordate come donne di Chiesa e preghiera. A loro si devono numerose elargizioni in beneficenza. Esse furono artefici, fra l’altro, di una donazione di oltre 500.000 lire ai Salesiani nel 1945 per l’acquisto e costruzione dell’Oratorio Don Bosco, ancora oggi presente al centro di Andria e frequentato dai giovani andriesi. Nubili, venivano anche chiamate le «Signorine Porro». Durante i processi giudiziari che seguirono l’eccidio, le due sorelle sopravvissute, Stefania e Vincenza, si pronunciarono davanti al giudice con queste parole: “Noi non riconosciamo nessuno di questi di imputati. Noi abbiamo perdonato”. Patrocinatore nel processo, nonché di loro cugino, fu l’On. Avv. Onofrio Jannuzzi, Senatore della Repubblica e Sindaco di Andria.
Nel marzo del 1946 una folla inferocita e incontrollabile massacrò le sorelle Porro, ad Andria. Un eccidio in piena regola, con corpi vituperati e trascinati per le strade ormai senza vita, quasi a monito. Colpevoli di avere alle spalle una storia secolare di ricchezza, costruita sulle proprietà agrarie. La giornata internazionale della Donna, va sensibilizzata, perché è un dovere morale condannare fermamente ogni forma di violenza, soprattutto quelle scaturite dalle ideologie politiche, affinché gli anziani possano ricordare e i giovani non dimenticare.
(Giuseppe Romito – Coordinatore Regionale BD Puglia)