“Putin va convertito. Non doveva scendere in campo con i carri armati e prendersi la Crimea. Occorre fermarlo, e per riuscirci ci vuole una grande solidarietà tra Paesi”. Lo aveva detto già otto anni fa Lech Walesa, l’uomo di Solidarnosc, il polacco che insieme a Giovanni Paolo II riportò speranza a un popolo devastato dal comunismo sovietico.
E aveva ragione. Perché, da uomo di visione quale ancora a 78 anni è il Premio Nobel e da profondo conoscitore delle dinamiche moscovite, aveva idea di come sarebbe andata a finire con Putin. Come ricorda oggi il Corriere della Sera in una lunga intervista, il 6 giugno 2014 a Roma Walesa suggerì all’Onu e alla Nato di formare un gruppo di dieci o venti saggi che, in risposta ai tank russi, portassero le istanze della comunità internazionale a Putin. “Soltanto così riusciremo a convertire Vladimir Putin” affermò con straordinario tempismo.
“All’inizio del conflitto avevo proposto un’iniziativa alle Nazioni Unite – dice al corriere l’ex presidente della Polonia, che però non è impegnato nei negoziati sul versante polacco -: previa discussione al forum dell’Onu, e con il suo consenso, si sarebbe potuta istituire una zona umanitaria all’altezza di Leopoli e introdurre unità internazionali per il mantenimento della pace, a protezione dei civili, sia residenti sia in arrivo dalle zone dove si sta combattendo. Sarebbe stato il segno di una lungimirante solidarietà. Invece si è preferito spostare l’attenzione sui corridoi umanitari da aprire in ogni grande città dell’Ucraina”.
“Io penso che si dovrebbe parlare con Putin in un altro modo – propone -. È indispensabile fargli capire che adesso non è il momento di distruggere, ma di costruire. E che la sua volontà di misurarsi con le forze della Nato non ha senso. Putin è imprevedibile e il peggio può ancora accadere se lo lasciamo continuare a conquistare territori e a uccidere persone. Quello che sta facendo è un nuovo genocidio. Putin vuole ripulire la terra ucraina dagli ucraini”.
“Bisogna fargli capire che adesso non è il momento di distruggere, ma di costruire – dice ancora al Corriere, ricordando quando sempre nel 2014 chiese alla Nato di potenziare le difese a est inviando missili alla Polonia -. E che misurarsi con le forze della Nato non ha senso. Ripeto, adesso servono colloqui, colloqui e diplomazia”.
Per Walesa la “normalizzazione” dell’Ucraina cui aspira Putin “è soltanto una pazzia. Non è improbabile che alcuni dei suoi fedelissimi gli voltino le spalle per ciò che sta accadendo”.
“A Volodymyr Zelensky direi che è una brava persona – conclude -: sta combattendo per l’Ucraina e per tutta l’Europa. E spero che questa guerra finisca molto presto, e che sia lui a vincerla”.