Spiega a mamma e papà che sarebbe andata con le truppe di frontiera e, invece, si arruola nella brigata di combattimento e va al fronte a “salvare gli eroi feriti”. Lei è Yulia Mytskaniuk, 20 anni, appena diplomata. “Questa non è l’ora di piangere: sono in prima linea è sono felice di esserci”.
Nata e cresciuta nel villaggio di Zelene, regione Ivano-Frankivsk, nella vita sarebbe un’infermiera specializzata, diplomata al prestigioso Medical College di Kolomya, ma con la guerra non si va tanto per il sottile e come spiega lei stessa “adesso sono un medico di combattimento, il mio compito non è soltanto salvare le vite dei nostri soldati feriti, assisterli, ma anche individuare i modi sicuri per evacuarli e, se serve, usare le armi leggere per proteggere il nostro esercito da perdite ancora maggiori”.
Da infermiera a dottoressa nel giro di un giorno. Al fronte, sotto le bombe e con i feriti da soccorrere. Lei però non si scompone nemmeno un po’ e all’inviata da Leopoli del Corriere, dice: “Sono in una zona di combattimenti e salvo le vite dei soldati che difendono la mia Ucraina, è questa la sola cosa che conta”. Sin da bambina sognava la carriera medico-infermieristica tra i militari.
“La mia empatia per l’esercito ucraino è nata nel 2014, con la guerra nel Donbass. Ma ero troppo piccola e non avevo ancora il diploma e la specializzazione infermieristica”. Così, appena scoppiata la guerra, si è presentata all’ufficio arruolamento e ha firmato il contratto con le forze armate. Quindi il momento della verità ai genitori. Per loro è stato difficile accettare la mia scelta ma alla fine hanno deciso di sostenermi”.
E’ forte e coraggiosa, Yulia, ma ogni tanto, quando nell’aria non si sentono i rumori dell’artiglieria o dei bombardamenti, si concede momenti di malinconia e pensa a quanto sembrasse scontata la libertà e la serenità fino al 23 febbraio. Ripensa ai suoi viaggi, alle sue gite in montagna, agli amici. “Quello che sogno, adesso, è un cielo pacifico sopra l’Ucraina e poi non vedo l’ora di abbracciare la mia famiglia. Qui, anche se sono sulla linea del fronte, mi sento al sicuro perché sono al fianco di uomini che per me sono come fratelli e che combattono con coraggio e dignità. Non è il momento di piangere, ora è soltanto il momento di servire il nostro Paese”.