“Per l’Europa questo è il momento della verità. Quello in corso è uno scontro tra lo stato di diritto e lo stato delle armi, tra democrazie e autocrazie, tra un ordine basato su regole e un mondo di nuda aggressione”. Suonano profetiche e quanto mai veritiere le parole pronunciate da Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Ue, durante il suo discorso alla plenaria speciale dell’Eurocamera sulla situazione in Ucraina.
Con poche e chiare affermazioni, la presidente della Commissione europea ha chiarito la distanza abissale che c’è tra l’estremismo aggressivo e autoritario della Russia di Putin, sostenuto da recrudescenze ideologiche sconfitte dalla storia, e le democrazie liberali che aborrono lo spettro di una nuova cortina di ferro.
Come ben spiega Gianluca Briguglia su Ilpost “non si sta dividendo il mondo in modo manicheo tra buoni e cattivi, ma la Von der Leyen evoca “modelli diversi: le democrazie liberali europee sono fondate sull’ideologia dei diritti politici, delle libertà individuali, della rappresentanza. Questo non fa di loro dei sistemi perfetti o paradisiaci, né eticamente superiori agli altri. Ma è patetico sentire degli intellettuali da giornale, in questi giorni, attaccarsi alle incoerenze dei nostri paesi, alle contraddizioni tra l’elemento ideale e quello reale, alle oscillazioni nelle decisioni, alle lentezze, all’ipocrisia (che c’è) dei nostri governi e nostre, per bilanciare le ragioni di Putin a quelle europee. È patetico, perché il punto non è questo. Il punto è che questa ideologia democratica (perché di ideologia si tratta, non di dato antropologico o di natura) – conclude -, che trova nell’Unione Europea uno snodo storico epocale, è molto diversa dall’ideologia autoritaria di Putin, ma ha avuto una sua capacità di irradiazione sul continente (è Putin stesso, con le sue paure, che ce lo sta facendo notare)”.
Il punto è tutto qui: in quello scontro tra democrazia e autocrazia richiamato dalla presidente della Commissione UE.