Ce lo dovreste spiegare, voi che individuate come unica soluzione alla guerra in Ucraina le “trattative diplomatiche” – che non si capisce bene chi dovrebbe condurre, secondo voi – con un autarca impazzito che non pago di aver sparso il sangue di migliaia di persone ora minaccia pure di annientare l’Occidente con l’atomica, come intendete mettere fine al conflitto. Ce lo dovete dire, senza possibilmente darci dei guerrafondai “servi” degli Stati Uniti, cosa per voi significa “la pace”. Perché quella che invocate come “pace”, fatevelo dire, non è altro che la resa senza condizioni di un paese, l’Ucraina, con un Parlamento libero e un governo espressione di un esercizio democratico, invaso, violentato, bruciato, distrutto dai russi, che ne pretendono l’annessione con la forza. Questa è la vostra idea di pace?
Beh, non è la nostra. E non è quella di chi è animato da valori di democrazia e libertà. Non è l’idea di chi, tacciato di essere “servo degli Stati Uniti”, non accetta che si confonda la pace con la rinuncia alla propria libertà e alla sovranità sul proprio territorio. Chiedere questa pace finta significa arrendersi al sopruso sporco di sangue di Putin. Significa essere non schiavi degli USA, ma del Cremlino. Significa non rispettare la volontà del popolo ucraino, che coraggiosamente da febbraio scorso resiste – respingendo le truppe russe e riconquistando territori nonostante le gravissime perdite – e che vuole essere l’unico ad autodeterminare il proprio destino.
La scelta sul se cedere o meno il territorio ucraino alla Russia spetta solo agli ucraini. Che evidentemente non intendono farlo. Ed è un dovere, sì un dovere!, dei paesi europei democratici e di ogni democrazia di questo pianeta sostenerli nella battaglia, perché è la battaglia di tutti, la battaglia per la libertà. La storia, del resto, ce lo ha insegnato quanto girarsi dall’altra parte davanti ad un’aggressione militare nel cuore dell’Europa non abbia portato altro che morte e distruzione. Putin non è animato da mire diverse da quelle dei nazisti negli anni ’30, non è diverso da Hitler. E la sua epopea tragica finirà solo come è finita quella del nazismo: con la vittoria dei suoi nemici. O con una destituzione dall’interno del dittatore.
Solo così potrà trionfare la pace.