La crescente tensione geopolitica tra Stati Uniti e Russia raggiunge un nuovo picco con l’ultimo teatro di tensioni: i cieli della Siria. Di fronte alle provocazioni dei jet russi, il Pentagono ha risposto con una mossa audace: la distribuzione degli F-22 Raptor, i suoi caccia più avanzati, nel Medio Oriente. Tale azione evidenzia una ferma volontà americana di non cedere terreno al Cremlino, ma anche l’espansione delle zone di crisi globali a livelli mai visti prima, superando addirittura l’atmosfera tesa come una corda di violino della Guerra Fredda.
Le competizioni di potere tra Russia, Cina e Stati Uniti hanno creato una serie di conflitti in tutto il mondo, estendendosi dal Baltico al Mar Nero, dal Mediterraneo alla Corea del Sud, a Taiwan e al Giappone. Le acque e i cieli di queste regioni sono diventati luoghi di operazioni militari, con manovre sempre più rischiose che potrebbero presto o tardi sfociare in un incidente. In Siria, le forze americane sono al lavoro per rimuovere le ultime resistenze dello Stato Islamico, collaborando con le milizie curde e con le forze oppositrici ad Assad. Ma la presenza di aerei da combattimento russi, sfidanti gli aerei statunitensi con manovre aggressive, aggiunge un ulteriore livello di complicazione. Il generale Alexus Grynkewich, a capo del Central Command, ha espresso preoccupazioni sulla confluenza di avversari, incluso l’Iran, e sulla perdita di attenzione riguardo l’obiettivo principale: la distruzione dell’ISIS.
Ovvio che l’arrivo degli F-22 Raptor in Medio Oriente sia una mossa chiave. Questi super-jet stealth di quinta generazione superano tecnicamente qualsiasi intercettore esistente, un vantaggio tecnologico che il Cremlino non possiede. Tuttavia, la loro disponibilità è limitata. Originalmente previsti per essere 750, solo 180 sono stati prodotti. Questi jet sono di vitale importanza per la protezione degli Stati Uniti e la loro dispersione in tutto il mondo potrebbe indebolire le difese interne.
La situazione in Siria è complessa, con interessi internazionali che si scontrano. Il generale Grynkewich ha sottolineato come sia necessario mantenere l’attenzione sul vero nemico comune: l’ISIS. Tuttavia, con la presenza sempre più aggressiva della Russia e l’Iran, l’obiettivo sta diventando via via difficile da raggiungere. Ora più che mai, è necessario un approccio equilibrato: gli interessi geopolitici non devono mettere a rischio la stabilità globale. Altrimenti, lo spettro di uno scontro armato potrebbe divenire una dura realtà.
Intanto è di queste ore l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che, intervenendo in video ai lavori della settima conferenza di Bruxelles a sostegno della Siria e del futuro della regione, ha chiesto un aiuto concreto per la popolazione. “Chiediamo 11,1 miliardi di dollari, il nostro maggiore appello a livello mondiale, ma non abbiamo tempo da perdere”, ha rimarcato Guterres. “L’assistenza finanziaria alimentare finirà il prossimo mese e quindi l’erogazione veloce dei fondi deve essere la nostra priorità assoluta”, ha spiegato Guterres, esortando a “realizzare progressi veri sulle questioni davvero critiche degli sfollati e delle persone deportate e rapite”.