“Una vendetta. Magari di chi non è stato eletto”. Antonio Tajani prova a metterci la pezza e allarga le braccia, prima di salire sull’aereo che lo porta a Bruxelles per partecipare al vertice del Ppe che precede il Consiglio europeo. È consapevole che gli audio di Silvio Berlusconi su Putin e la guerra in Ucraina costituiscono un caso e sa pure che a farne le spese potrebbe essere la sua candidatura al ministero degli Esteri. “Io però non ho mai chiesto niente, è inutile agitarsi. Se si pensa che io possa essere utile, allora faccio il ministro. Altrimenti posso anche non fare niente. Non è che debba fare per forza il ministro degli Esteri o comunque il ministro”, si è poi affrettato a dire lo stesso Tajani, che è convinto che Meloni non rimetterà mano alla lista. Dal canto suo Silvio Berlusconi ha cercato di gettare acqua sul fuoco.
Nell’intervista al «Corriere della Sera» il Cavaliere ha fatto ricorso alla strategia che forse più gli appartiene: la negazione della realtà. Nel colloquio con Marco Galluzzo prima ha attaccato chi «carpisce e registra di nascosto» brani di conversazioni private, poi ha aggiunto che quelle notizie gli erano state fornite «da fonti autorevoli». Nella chiacchierata Berlusconi ha fatto capire pure di non essere troppo soddisfatto: «Forza Italia è già stata penalizzata nella distribuzione dei collegi uninominali. Per questo non abbiamo espresso né la presidenza del Senato né quella della Camera. Di tutto questo naturalmente si dovrà tenere conto. Il centrodestra è fatto di tre forze politiche, ognuna delle quali è numericamente e politicamente essenziale alla vita del futuro governo». Parole che fanno capire quanto il leader azzurro si senta poco coinvolto da Giorgia Meloni, che ieri sera ha provato subito a mettere una toppa alle sortite di Berlusconi, dicendo che il suo esecutivo sarà fedele alla Nato e alla Ue. E mentre è partita la caccia alla talpa in Forza Italia un sospetto ha preso a serpeggiare tra chi conosce bene Silvio.
Il Cavaliere non è per niente impazzito. Anzi, starebbe al contrario seguendo una precisa strategia: vuole destabilizzare la nuova futura premier e tenerla sui carboni ardenti. Perché «a lui interessa una sola cosa: sfregiare Meloni l’abusiva». A costo di giocarsi gli Esteri, anche se questo significa scompaginare la lista dei ministri; o peggio finire nei guai con le sanzioni per la vodka di Putin.
Per Berlusconi non starebbe né in cielo né in terra che uno come lui debba prendere ordini da una come Giorgia Meloni, che non ha vinto nemmeno uno scudetto del Milan, per dire. Berlusconi è così. Silvio non accetta che gli anni siano passati, non può sopportare che la guida del centrodestra non sia più lui. Entrando negli uffici di FdI scherzando con i ragazzi di Meloni, il fondatore di Fi avrebbe esclamato con baldanza: “Allora, se vi serve un altro leader qui dentro sappiate che ci sono io”. Lo stesso spirito di quando da imprenditore riusciva a vendere le case prima ancora di averle costruite, verrebbe da dire. Allora si sentiva un gigante. Oggi? Mah, agli occhi dei più forse è un gigante anomale, come quello de «Il Morgante» di Pulci.