Liberali democratici uniti nel nome del bene dell’Italia. È questo in filigrana il progetto presentato nella mattinata di ieri da Azione e +Europa nella sede romana dell’Associazione Stampa Estera. «Un Patto Repubblicano che riassuma i modi in cui si deve governare questo Paese», con proposte di merito e criteri di gestione della cosa pubblica. Son quattordici i punti spiegati dagli esponenti di spicco dell’alleanza, Emma Bonino, Carlo Calenda, Benedetto Della Vedova, come base per definire le alleanze. Un piano che punta all’europeismo e atlantismo, da declinare con il sostegno alla difesa comune europea, alla Nato e con il superamento dell’unanimità al Consiglio Europeo. L’altro tema in agenda è il bilancio: ridurre il debito e niente sussidi a pioggia; da rivedere anche il reddito di cittadinanza e il bonus 110%, da rimpiazzare con azioni di efficientamento energetico mirato. Iniziativa quella di Calenda a cui guarda con favore anche Filippo Rossi, autore di “Dalla parte di Jekyll. Manifesto per la Buona Destra”, dal quale è nato il movimento “Buona Destra”, di cui lui è leader: «È patriottico non votare chi ha fatto cadere Mario Draghi! Sì a un patto repubblicano tra tutti quelli che hanno vissuto questa decisione come un tradimento».
Quello che Calenda intende costruire è un progetto ampio da intendersi come una chiara e ferma risposta agli estremisti, populisti e sovranisti. Si discute ovvio di un’alleanza con il Pd, accordo che la stessa Bonino ha «auspicato con forza» durante la conferenza stampa: «Starà anche al Pd aprire un’interlocuzione con noi, non è che mi posso presentare al Nazareno con un bazooka». Lo stesso leader di “Azione” ha rimarcato: «Vogliamo bene a Letta, è una persona seria. Siamo disponibili a discutere con tutti sulle cose da fare». Ma c’è un punto sul quale Calenda non è disposto a trattare: Mario Draghi. L’ex presidente del consiglio, divenuto emblema della “politica del fare”. Un cronista ad un certo ha chiesto a Calenda come vedrebbe una leadership dello stesso Letta e l’ex ministro ha ribadito che «forzare su questo punto rischia di chiudere la discussione»: «C’è una sola persona che bisogna tenere a fare il premier e si chiama Mario Draghi. Se ci fanno vincere prometto agli italiani che lo andremo a prendere a Palazzo Chigi».
E dal Nazareno hanno capito l’aria che tira, che Calenda è un tipo deciso: «Noi non siamo la destra che litiga su Palazzo Chigi e sugli incarichi prima ancora di fare le liste. La costruzione della coalizione vien prima di qualunque nome», si legge in una nota. Nel tardo pomeriggio Calenda ha incontrato anche Matteo Renzi, che ha contribuito a portare Draghi a Palazzo Chigi. Uno scambio di vedute che dal leader di Italia Viva è stato commentato così: «È evidente che Carlo Calenda ha delle posizioni per molti aspetti simili, tant’è che abbiamo lavorato insieme, io l’ho voluto ministro, l’ho sostenuto come sindaco a Roma. Quello che farà Calenda lo dirà lui. Gli ho detto se c’è un progetto serio per il Paese sono disponibilissimo a dare una mano. Se invece ciascuno deve fare una discussione sulle alleanze prima dei contenuti, allora facciamo una cosa semplice: andiamo da soli. Calenda farà quello che vuole, al momento noi andiamo da soli».
Intanto il leader di Azione ai microfoni del Tg1 ha spiegato di non avere veti «sulle alleanze, tranne il Movimento 5 stelle e i sovranisti. Il patto repubblicano che abbiamo presentato è aperto a chiunque vuole farne parte. Lo abbiamo rivolto ai cittadini e a tutte le forze politiche che non hanno voltato le spalle a Draghi. Gli accordi si fanno ragionando sulle cose da fare, in modo diretto come ha fatto Draghi, discutendo in modo serio». E ancora: «Il mio candidato premier? Dobbiamo fare di tutto per cercare di tenere Draghi a palazzo Chigi. Ci vuole competenza, io vengo dal settore privato, è come se la Ferrari avesse chiesto a Schumacher, ‘togliti che diamo la macchina alla Meloni’», ha semplificato l’ex ministro. Ed è proprio il suo tipo di approccio, che potrebbe fare la differenza in questa fase. Tra i 5 Stelle Calenda mette ancora anche l’attuale ministro degli Affari Esteri, nonché leader di Insieme per il futuro: «Di Maio? Non so di chi stiamo parlando».