E’ un Pier Ferdinando Casini a tutto campo quello che, intervistato da Marco Ajello de Il Messaggero, analizza la situazione politica italiana e mette in guardia la classe dirigente in vista del voto il 25 settembre. “Dovrebbe chiedersi se è consapevole del momento storico che stiamo vivendo. E non solo per la crisi economica e sociale, ma perché siamo dentro a una rivoluzione geopolitica che ci coinvolge sotto il profilo militare, sotto quello energetico e sotto quello alimentare”. Ma non solo: per l’ex presidente della Camera siamo davanti ad un Occidente disarmato anche sotto il profilo morale e ideale. “Abbiamo davanti a noi una doppia sfida: all’esterno chi ci vuole piegare e all’interno nemici non meno temibili”. Questi ultimi sono “coloro che ritengono che la democrazia sia un meccanismo non più adatto a rispondere alle sfide dei nostri tempi; la democrazia con le procedure legislative, decisionali e anche burocratiche è lenta, incompatibile con le necessità di un mondo globalizzato. Pertanto-secondo questa corrente di pensiero – c’è bisogno dell’uomo forte anche qui. Non a caso, in termini culturali, si comincia a parlare della cosiddetta “democratura”: ossia la democrazia dell’uomo forte. Ovviamente i due concetti sono antitetici e incompatibili”.
Quando l’intervistatore chiede a Casini quali siano le avvisaglie di questa situazione “tremenda” risponde: «Le sembra normale che un ex presidente degli Stati Uniti, una nazione che è il tempio della democrazia, giustifichi l’attacco a Capitol Hill? Le sembra normale che nel giro di qualche settimana cadano tutti i principali governi europei, da quello di Johnson a quello di Draghi, Macron in Francia sia senza una maggioranza parlamentare e il governo tedesco post Merkel intimidito quotidianamente dal partito filo russo del gas?». L’ex presidente della Camera ammette di non sapere se in tutto questo ci sia lo zampino di Putin o se si tratti solo di una coincidenza ma in ogni caso “mi sembra molto pericoloso. E non mi meraviglierei, come già il Copasir ha avvertito, che gli hacker russi si mobilitassero durante la nostra campagna elettorale appena cominciata».
Non è convinto, inoltre, che Putin sia indebolito a causa della guerra. “Certi ottimismi in politica estera sono espressioni di analisi molto superficiali. Putin ha indebolito l’Occidente economicamente. Gioca con il fattore tempo perché sa che per le democrazie il tempo è un punto fragile in quanto cittadini sono disabituati ai sacrifici e una volta esaurita l’ondata emotiva per l’attacco all’Ucraina si possono stancare. Fa accordi sul grano con il governo di Zelensky e il giorno dopo bombarda Odessa. E l’Italia rischia di essere l’anello fragile di un Occidente debole». E ora il rischio è tangibile più che mai, vista l’imminenza delle elezioni. “Ci sono partiti come il Pd di Enrico Letta, Renzi e Calenda che sono stati i più determinati nel sostenere la postura di Draghi che ha rotto le convenzioni di una certa politica italiana sempre disponibile al compromesso purchessia. Il nostro governo ha lavorato con efficacia diversificando le fonti di approvvigionamento energetico e lo ha fatto con i ministri di Forza Italia e della Lega. Gli stessi partiti che poi inopinatamente lo hanno fatto cadere. Questi non sono giudizi. E’ fotografia della realtà”.
“Serve un’assoluta coerenza di propositi nel campo della politica estera e una continuità con quanto fatto sinora – aggiunge Casini -. Una certa destra europea sembra permeabile alla propaganda russa, sensibile agli slogan del patriarca della Chiesa ortodossa Kirill. Egli denuncia il relativismo culturale ed etico dell’Occidente in nome della tradizione cristiana ortodossa russa. Come se fosse possibile che i responsabili della morte di migliaia di bambini ucraini e delle fosse comuni a Bucha potessero ergersi a bastione di una rinascita morale. Tutto questo è veramente rivpitante».
Tralasciando il posizionamento geopolitico dell’Italia e scendendo più a fondo nella campagna elettorale appena cominciata Casini osserva: “Se la campagna elettorale è quella che riscopre le solite promesse degli ultimi trent’anni, non ci siamo proprio e non si sa se piangere o ridere. Mi auguro che gli italiani, in questi due mesi e poi quando andranno a votare, valutino i fatti e non le abbondanti e infruttuose chiacchiere propagandistiche”.
Casini non fa pronostici. “I sondaggi danno favorito il centrodestra, ma la campagna elettorale è lunga. In questi due mesi può accadere di tutto. Non ci sono predestinati. Una sola riflessione: le ammucchiate senza contenuti non servono. Bisogna dare agli italiani una proposta credibile e convincente.
Le macchine da guerra del passato non sono mai risultate efficaci.
Lo dico anche a chi pensa di aver già vinto”.