Dopo due settimane di guerra e assedio, la Russia non è ancora minimamente venuta a capo del blitz che, a detta degli invasori, in due giorni avrebbe “spezzato le reni” della resistenza ucraina e permesso all’orso sovietico di far sventolare il vessillo su Kiev. Contemporaneamente, a dar retta alle fonti accreditate, l’esercito russo deve fare i conti con le perdite umane: ingentissime!
Si parla di 10.000 caduti: nessuno se ne rallegra, anzi, mai vite furono più sprecate e mal sacrificate, Però ora 10.000 famiglie russe piangono perché hanno un morto in casa e comincia a generarsi un certo malessere anche nella Russia profonda, quella che ha sempre seguito i suoi leader guerrafondai ed oppressori. Se poi si aggiunge che sono caduti in battaglia anche due generalissimi dell’armata sovietica, ecco che il “mito” dell’armata rossa, inaspettatamente fermata dalla resistenza ucraina, inizia a vacillare e l’orgoglio rosso risulta duramente schiaffeggiato. E i vertici militari “sovietici” non sono affatto felici di questo spreco di risorse umane e di tecniche cui fa, unico riscontro, lo sbeffeggiamento internazionale…
Si deve poi considerare che il popolo russo, dopo che negli ultimi decenni aveva cominciato ad “assaporare” un po’ del tanto ambito occidente (usi e costumi culinari, moda, tecnologia su tutti), si vede ora ricostretto a pane, acqua e cicoria (al posto del caffè: ricordi di misure del ventennio autarchico) e ha difficoltà nel procurarsi tutto ciò che era ormai acquisito. I mugugni serpeggiano per le strade ed in Rete (non si possono esprimere liberamente pena il carcere immediato, per chi ancora accreditasse la Russia quale esempio di libertà e democrazia).
A tutto ciò aggiungiamo un fortissimo malcontento serpeggiante tra gli oligarchi che, abituati a potere, bella vita, ricchezza sfrenata, vezzeggiamenti e tappeti rossi stesi ai loro piedi, si vedono privati dalle loro ricchezze sequestrate dopo le sanzioni, contano le perdite economiche in conseguenza del crollo della borsa russa, constatano di aver perso quell’alone di ‘super-ricchi’ che li vedeva vezzeggiati e coccolati ovunque andassero o si presentassero. Anzi, vengono additati come usurpatori, invasori, “appestati”, dagli stessi che fino a poco prima aprivano le braccia per accoglierli. Un repentino cambiamento di status, non voluto e non cercato, che li ha di fatto allontanati dal leader maximo.
Ed allora, alla luce di quanto riportato, ecco che si potrebbe fare strada una soluzione inaspettata e fino a poco tempo fa nemmeno ipotizzabile: la soluzione interna. “Ras Putin” eliminato non dal Mossad o dalle forze speciali americane, bensì da qualcuno che viene dall’interno, dal suo entourage, armato da coloro che non condividono più o non hanno mai condiviso le scelte del presidente russo. Qualcuno che, nella consolidata tradizione russa (dagli Zar in poi), armato da fronde silenti, liberi il mondo dal nuovo guerrafondaio pazzo, prima che tutto precipiti. Ebbene sì, ci tocca sognare e fare il tifo per questa soluzione interna, poiché il Ras pare inavvicinabile per gli oppositori stranieri che vorrebbero eliminarlo e sembra determinato ad andare “fino in fondo”, con tutto ciò che questo significa (rischio di guerra nucleare). Sarebbe la liberazione dall’incubo di Ras Putin!
(Paolo Capra)