Ormai solo i ciechi o chi in è in malafede possono ostinarsi a credere ancora in un bipolarismo che nei fatti non esiste più. In queste settimane abbiamo dato conto di quanto ciò sia evidente a destra, dove l’alleanza del centrodestra unito è saltata completamente e la sete di potere fa da unico collante per partiti sempre più diversi e incompatibili tra loro. Ma la notizia è che se Atene piange, Sparta non ride! Anche il centrosinistra è finito. Morto. Sepolto! L’uscita di Di Maio dal Movimento Cinque Stelle ha certificato una crisi interna che costringe il partito di Conte a gridare per esistere, a tornare sulla barricate recitando un film già visto e che però non convince più. Il Movimento è finito e questi sono gli ultimi spasmi di vita in cerca di resurrezione miracolosa.
Eppure, nonostante ciò, il PD si ostina ancora a inseguire il populismo grillino legando a doppio filo il proprio destino a quello di Conte e dei suoi. Contenti loro, contenti tutti.. verrebbe da dire. Ma non è proprio così. Perché la lenta agonia del bipolarismo a cui nessuno ha avuto il coraggio di infliggere il colpo di grazia costituisce un grave handicap per il paese che non può permettersi stasi o ripicche di singoli partiti riottosi. Quello che accade nel centrodestra e, in particolare, nella Lega, è speculare a ciò che avviene nel centrosinistra e nel Movimento e rappresenta la plastica fine del sogno dalemiano e berlusconiano di coalizione omogenee che si alternassero al Governo. Quello che sta succedendo in queste settimane è davvero il de profundis di quella che giornalisticamente si chiama seconda (o terza, a seconda dei gusti) Repubblica e il nuovo stenta ad emergere in modo credibile. Il bipolarismo nel momento in cui è divenuto bipopulismo ha firmato la propria condanna a morte sebbene resti da vedere quanto tempo ci metterà a esalare l’ultimo respiro e a quali costi.
Mentre, però, a destra Giorgia Meloni, forte dei numeri (virtuali), fagocita gli presunti alleati, a sinistra il PD non riesce a trovare quella forza, preferendo inseguire i populisti nel dirupo che li attende. Il resto è cronaca. A Roma la manifestazione dei tassisti contro il DDL concorrenza dà l’assaggio di quel che sarà il prossimo autunno infuocato, e nelle stanze di Palazzo Chigi Mario Draghi è costretto a mediare con le richieste di attenzione di Giuseppe Conte che, al pari di Salvini, cerca di recuperare consenso buttandola in caciara.
Il fatto che in ben due partiti di maggioranza (M5S e Lega) larga parte dei parlamentari voglia chiudere l’esperienza di questo governo e lo voglia fare adesso dà il senso di una classe politica irresponsabile che tuttavia, evidentemente gode della complice inerzia (o della vigliaccheria?) delle forze moderate. Davvero vogliamo correre il rischio di elezioni anticipate che porterebbero alla formazione di un nuovo governo, verosimilmente attorno a Natale? Follia pura! Eppure l’alternativa è cercare di compiacere il Conte impazzito (domani magari toccherà a Salvini?) che ha preso in ostaggio PD e maggioranza. Lodevole è intento di Debora Serracchiani che invita ad ascoltare le ragioni dei grillini (sic!) per trovare un punto di mediazione. Ma non può sfuggire che siamo a una tragicomica inversione della realtà in cui, come si vede in qualche film d’azione, si cerca di compiacere un pazzo per evitare che spari alla folla. Però questo non è un film. E’ il governo del Paese in un momento in cui se ne decidono le sorti. Quanto possiamo sottostare ai ricatti di questo o quello?
Sullo sfondo il Decreto Aiuti che rischia di scadere e che i grillini con l’ennesima impuntatura vorrebbero riportare in Commissione per emendare la normativa sul Superbonus disincagliando i crediti bloccati. Operazione spregiudicata e rischiosa visto che se il DL non verrà convertito entro sabato, 15 miliardi per famiglie e imprese se ne andranno in fumo. Esattamente come dovrebbero andare in fumo (magari riconvertiti in energia) i rifiuti a Roma se, anche in questo caso, i grillini non si fossero incaponiti sul NO al termovalorizzatore della Capitale, ma evidentemente Conte è allergico a ogni provvedimento che possa andare nella direzione di risolvere un problema strutturale.
E in tutto questo il PD sta a guardare, mancando di quel coraggio necessario per farsi forza responsabile di governo, e inseguendo i populisti a suon di carezze. Sarebbe anche l’ora di dire basta! Sarebbe anche l’ora che le forze responsabili da ambo i lati avessero il coraggio di mettere all’angolo ricatti e bizze di questi “adulti bambinizzati” della politica.
Vada come vada, oggi sarà decisivo e vedremo se la classe politica italiana avrà il coraggio di fare uno scatto di reni sul terreno della responsabilità oppure dimostrerà ancora una volta tutta la sua inadeguatezza.