“Serve il coraggio della rottura. Serve il coraggio di una destra liberale che rompa l’alleanza innaturale con populismo e sovranismo. Serve il coraggio di dire basta agli estremismi. Serve il coraggio non di guardare al centro, ma di guardare se stessi. Tutto qua”. Lo scrive oggi sull’Huffington Post Filippo Rossi.
Il Ieader della Buona Destra sostiene – a ragione – che è giunta l’ora di sancire una volta per tutte “anche nel campo moderato un confine invalicabile tra destra liberale, moderata, europea e destra populista, sovranista, identitaria, antieuropea. Sancito quel confine – spiega Rossi – tutto diventa più naturale. E infatti è proprio di quel confine che, guarda caso, Silvio Berlusconi e gli altri come lui continuano a negare l’esistenza. Perché senza quel confine tutto diventa propagandisticamente indistinto”.
Ma per Rossi, è proprio nel momento in cui “Berlusconi sente il bisogno di mettersi davanti alle telecamere e sancire al mondo che il centro è lui, che solo Forza Italia può avere (ancora!) il monopolio di uno spazio politico, che l’unico futuro possibile è il passato”, che diventa evidente come tutto stia crollando, “che lo smottamento di questo maledetto bipolarismo bipopulista è ormai imminente. E sarà sempre più evidente: chi vuole difendere l’ordine costituito e le proprie rendite di posizione si arroccherà sempre più a difesa di “centridestra” e “campilarghi” che, è sotto gli occhi di tutti, non sono altro che accrocchi tenuti in piedi o messi su per rallentare la fine di un equilibrio politico”.
Lo dice Giovanni Toti e con lui ormai lo dicono in tanti: questo centrodestra non ha più senso da quando cerca di tenere insieme cose che insieme non possono stare. E che insieme non stanno in nessun altro paese del mondo. Ma di fronte a un’evidenza che può ancora negare solo chi difende legittimamente (ma egoisticamente) se stesso e il proprio potere, per chi invece vuole davvero provare a costruire una politica capace di prendere buone decisioni senza ricatti identitari e soprattutto senza alleanze forzate e contro natura, il passo successivo da fare – prosegue Rossi – è quello di essere rigorosi nella strategia di farla finita con questo bipolarismo, con questo bipopulismo. Sia per chi viene da sinistra, sia per chi viene da destra, la prima cosa da mettere in atto è quella di far saltare definitivamente i ponti con le appartenenze di ieri e l’altro ieri, con ogni vagheggiamento del “tutti insieme si vince” (ma non si governa).
“Per questo va dato atto a chi da sinistra, come Carlo Calenda, ha avuto per primo il coraggio di una scelta coraggiosa, faticosa, difficile. È proprio per questo giusta. Una scelta di cesura definitiva. Ecco, questo coraggio serve anche a destra e da destra. Non si tratta di ammassarsi al centro, si tratta piuttosto di sancire l’incompatibilità culturale e programmatica tra destre distinte e distanti. C’è chi, come chi scrive, la chiama Buona Destra e la costruisce sul territorio senza partire dal palazzo. Ma chiamiamola come ci pare o come vi pare – conclude Rossi – l’importante è stabilire quel confine invalicabile tra destra liberale, moderata, europea e destra populista, sovranista, identitaria, antieuropea di cui abbiamo parlato all’inizio.