Dipendenza da Cocaweb: come un male oscuro e subdolo irretisce, nel silenzio, le nuove generazioni
In questi giorni il senatore Andrea Cangini eletto tra le fila di Forza Italia, nonché personaggio di spicco del mondo culturale bolognese già direttore del “Quotidiano Nazionale”, si è fatto promotore di un tour in Italia per presentare il saggio compilato di sua mano “Cocaweb Una Generazione Da Salvare”, che raccoglie gli interventi più significativi di un’indagine conoscitiva licenziata a voto unanime dalla commisione istruzione del Senato e che approfondisce un argomento, come la dipendenza provocata dall’uso assiduo di dispositivi elettronici di ultima generazione, particolarmente scomodo per le multinazionali dell’informazione e fin qui assente nel dibattito politico in Italia.
Gli sforzi profusi dal seneratore Andrea Cangini sono indirizzati a fare in modo che – un testo così rilevante e politcamente condiviso non resti lettera morta in un cassetto -, come ha dichiarato in occasione dell’incontro pubblico moderato dall’attuale direttore de “Il Resto del Carlino”, Michele Brambilla, svoltosi al teatro comunale di Bologna al completo, il 24 Marzo, con la partecipazione al dibattito della popstar Cesare Cremonini ed Il cardinale Matteo Maria Zuppi. Gli interventi degli studiosi, che hanno contribuito alla realizzazione di questo libro, fissano, con dati certi frutto di sperimentazioni rigorose e quindi in modo non più eludibile con argometazioni fallaci e poco approfondite, i limiti e i pericoli che derivano dall’abuso di dispositivi elettronici, mettendo in luce come la generazione, che è nata all’indomani di quella che possiamo definire come la più grande rivoluzione tecnologica conosciuta dall’umanità, sia la più esposta nonché vittima di una rinuncia incondizionata a condurre tale transizione da parte della generazione precedente, che ha determinato e vissuto in prima persona il passaggio epocale tra l’era dell’anologico e la presente era digitale.
Come la Cocaweb si impadronisce del cervello
Gli studiosi che hanno partecipato a questa indagine hanno rilevato come gli smartphone e i dispositivi elettronici affini sono in grado di interferire in modo deleterio nel funzionamento dell’apparato endocrino. La sola presenza del dispositivo nelle vicinanze accresce la secrezione del cortisolo con picchi molto alti, che suscitano nel soggetto uno stato d’ansia, che può essere solo temporaneamente placato controllando il cellullare. Poi il ciclo ricomincia conservando un livello di cortisolo comunque più alto già in partenza che alla lunga danneggia la corteccia prefrontale, dove ha sede il ragionamento. Il livello di Cortisolo cronicamente alto porta in seconda battuta ad una serie di patologie gravi come l’ipertensione, il diabete, le sindromi metaboliche e la depressione per citarne alcune, che non hanno mai conosciuto in passato un indice d’incidenza tanto alto tra la popolazione. L’utilizzo assiduo del cellulare interferisce anche con la secrezione della dopamina, vera artefice dello stato di dipendenza, a cui si rischia di diventare succubi al pari di un tossicodipendente, che fa uso di cocaina. La dopamina è l’ormone della ricompensa, che viene secreto nel momento in cui un piccolo aggiornamento è presente nel nostro smartphone, interropendo il nostro stato d’ansia e procurandoci una sensazione di appagamento e piacere, che è alla base del meccanismo della dipendenza anche di molte sostanze psicotrope. Andrea Cangini sottolinea nell’introduzione “Sono pari a una droga, infatti, gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani” e rinforza “Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche, segnali di malessere che si aggravano anno dopo anno, spaventosamente accresciuti dalle conseguenze delle restrizionie dei lockdown dovuti al Covid-19. Una pandemia nella pandemia.
Un’eredità drammatica: la riduzione delle capacità mentali
I dispositivi elettronici come i tablet e gli smartphone interferiscono in modo nefasto nella capacità di apprendimento sia dei più piccoli sia dei più grandi. Gli unici veri beneficiari di tali strumenti elettronici risultano essere coloro che hanno già acquisito conoscenze ben strutturate, attraverso metodi più tradizionali, che si basano su processi di sedimentazione delle conoscenze più lenti. Un esempio in tal senso può essere un esperto alla ricerca di informazioni molto specifiche rispetto ad un argomento che già conosce bene ed ha interiorizzato nel tempo.
L’utilizzo frequente dei tablet da parte dei genitori porta i più piccoli ad imitarli nell’uso di tali dispositivi, che vengono loro forniti come un gioco qualsiasi e con l’idea insensata che il futuro passi attraverso di essi. I bambini si trovano catapultati in un mondo in 3D, che non è altro che un’imitazione di quello reale e che non può in alcune modo influenzare efficaciamente il loro apprendimento come l’esperienza di manipolare oggetti, che coinvolge inevitabilmente tutti i sensi. La professoressa Alessandra Venturelli, presidente dell’Associazione Italiana Disgrafie, autrice di uno dei saggi del libro asserisce con limpidezza straordinaria “L’uomo impara in un modo solo, cioè con il corpo vissuto in relazione all’ambiente e l’uso della motricità legata ai sensi”.
I dati emersi dalle ricerche effettuate sugli adolescenti descrivono un quadro altrettanto ricco di criticità. Il confronto effettuato tra gruppi di studenti che usufruivano sistematicamente durante le ore di studio di dispositivi elettronici e gruppi di studenti che non ne usufruivano hanno rilevato dati eloquenti su come andassero le cose. I primi hanno visto peggiorare nel tempo la propria resa scolastica, mentre i secondi hanno visto lievitare i propri voti verso l’alto con lenti ma inesorabili progressi. Il risultato depone a favore del fatto che nessuna tecnologia è neutra, ma condiziona in modo evidente l’apprendimento. Il motivo del calo nel redimento è da cercare sulla struttura fortemente ipertestualizzata dei contenuti presentati nei dispositivi elettronici, che induce lo studente a disperdere l’attenzione per l’immediatezza e la quantità di informazioni, che non lasciano traccia nella corteccia cerebrale, dove hanno principalmente sede il ragionamento e la logica.
Cangini Il coraggio di una proposta di legge che farà discutere
In Italia si avverto i primi campanelli di allarme rispetto le conseguenze sociali derivanti dallo stato di dipendenza indotta nei più giovani dall’abuso di dispositivi elettronici. Si contano circa 100.000 casi di giovani colpiti da una grave sindrome da isolamento sociale, che impedisce loro di studiare relazionarsi con altri e di lavorare. Nei paesi orientali ad alto sviluppo tecnologico questo fenomeno ha acquistato dimensioni dell’ordine del milione e coloro che ne sono affetti vengono definiti “Hikikomori”, che letteralmente significa “stare in disparte”.
La proposta del senatore Andrea Cangini prevede una legge che impone regole più stringenti sull’utilizzo del web e soprattuto il divieto di usare lo smartphone per i minori di 14 anni. Il presupposto di un provvedimento legislativo di simile portata affonda le sue ragioni in primo luogo sulla necessità di proteggere il minore da uno spazio virtuale, dove il male può annidarsi e rendersi facilmente irriconoscibile, e in secondo luogo proteggerlo anche dalle gravi conseguenze cliniche derivanti dall’abuso di smartphone. La proposta di legge non si limita ad imporre dei divieti, ma di erigere una barriera culturale a difesa dai i pericoli del web attraverso l’introduzione a scuola di ore dedicate all’educazione digitale rivolta principalmente agli adolescenti, perché sviluppino una consapevolezza, che li conduca al corretto uso dei dispositivi elettronici. Nella proposta di legge è prevista anche un capitolo che riguarda l’introduzione di obblighi di maggiore trasparenza sulle iscrizioni degli adolescenti sui social al fine di rendere più semplice il compito dell’autorità giudiziaria di risalire alla tua identità.