“Stiamo perdendo il Pnrr e, con esso, la nostra credibilità internazionale e la possibilità di modernizzare il paese. Siamo all’emergenza.” Con queste parole di avvertimento, Carlo Calenda, leader del partito Azione, ha espresso la sua profonda preoccupazione per lo stato corrente del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) in un’intervista rilasciata ad HuffPost.
Allarmato dal ritardo nel raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, Calenda ha rivelato che “Mancano 17 obiettivi su 27, in un quadro complessivo in cui quest’anno abbiamo speso solo 1,2 miliardi su 30.” Un ritardo, come lo definisce, “clamoroso”.
Calenda ha quindi esortato a un “bagno di realtà” tutti i principali attori politici, tra cui la premier Giorgia Meloni, che, secondo lui, non si comporta secondo il suo ruolo attuale. “Oggi Meloni è la premier di tutti gli italiani, ma continua a comportarsi come prima, come se fosse all’opposizione. E questo è un grande problema. Non è cambiata e invece il ruolo lo richiede”, ha commentato.
L’attenzione di Calenda si è poi concentrata sulla questione del salario minimo, sottolineando l’urgente necessità di affrontare la questione dell’inflazione che colpisce i lavoratori più poveri: “L’anno scorso gli italiani più poveri hanno pagato un’inflazione al 17 per cento su salari e pensioni che erano già da fame. La proposta che abbiamo fatto è giusta ed equilibrata e rafforza la contrattazione.”
Chiedendo apertamente un confronto e un dialogo costruttivo, Calenda ha concluso l’intervista con un monito per il governo e per la premier Meloni: “Il governo è davanti ad un bivio. Può fermare le polemiche e aprire un confronto o continuare ad alzare i toni in Italia e in Ue per mascherare i risultati deludenti. In questo secondo caso, dopo le europee, si aprirà una crisi. La scelta per Giorgia è semplice: cambiare ora o rimanere uguale e schiantarsi”.
Con queste parole, Calenda ha sottolineato l’urgente necessità di un cambiamento di rotta nella gestione delle sfide che l’Italia si trova ad affrontare, rinnovando l’appello a un confronto serio e costruttivo in nome dell’interesse nazionale.