E alla fine tanto rumore per nulla. A ben vedere, il tanto atteso passaggio in aula con le comunicazioni del premier Draghi in vista del prossimo consiglio europeo, dove si deciderà un nuovo massiccio invio di armi all’Ucraina per sconfiggere i russi invasori, che avrebbe dovuto mettere in crisi l’Esecutivo guidato da Super Mario a causa dell’annunciata contrarietà di Lega e M5S, è servito soltanto a spaccare il partito di Conte, con la scissione attuata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, federe a Draghi e alla linea atlantista del Governo.
Tanto rumore per nulla, dicevamo, perché alla fine non ci sono state fibrillazioni e si è raggiunta l’intesa sul testo della risoluzione di maggioranza in merito alle comunicazioni di Draghi. “Il governo italiano insieme ai partner Ue e G7 intende continuare a sostenere l’Ucraina come questo Parlamento ci ha detto di fare – ha spiegato Super Mario in Senato, ribadendo da che parte sta l’Italia senza dare adito a errate interpretazioni -. Il 3 giugno il Consiglio Ue ha votato l’ultimo pacchetto di sanzioni, sanzioni che funzionano. I nostri canali di dialogo restano aperti, non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, nei termini che sceglierà l’Ucraina: ricercare la pace, superare la crisi, questo è il mandato ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida della nostra azione”.
Pace sì, resa alla Russia no. “La strategia dell’Italia – ha detto ancora il premier – in accordo con l’Ue e il G7, si muove su due fronti, sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia perché Mosca cessi ostilità e accetti di sedersi al tavolo dei negoziato. Il conflitto ha innescato una crisi umanitaria di dimensione straordinaria, sono a rischio le forniture di grano nei paesi più poveri e nei porti ucraini sono bloccati milioni di tonnellate del raccolto precedente. Bisogna liberare le scorte che sono in magazzino per sbloccare le forniture e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. Negli ultimi giorni la Russia ha ridotto le forniture di gas all’Ue e all’Italia, dall’inizio della guerra il governo si è mosso con rapidità per trovare fonti alternative e grazie a questo potremo ridurre già dall’anno prossimo la dipendenza dal gas russo”.
Infine, un passaggio politico è un richiamo all’unità. “In questi momenti, quando il Paese è coinvolto in una guerra, le decisioni che si devono prendere sono complesse – ha concluso Draghi -, profonde e con risvolti anche morali: avere il sostegno del Senato è moto molto importante per me. Siamo andati a Kiev per testimoniare di persona che i nostri Paesi e l’Unione sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella notta a difesa della democrazia e della libertà. Durante la visita, il presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l’Ucraina. Il Consiglio europeo straordinario del 30-31 maggio ha discusso di questo, e le conclusioni del prossimo Consiglio ribadiranno questo impegno”.
Insomma, posizione chiara che fa sentire orgogliosi di essere italiani. Come lo fa essere un premier come Mario Draghi, perfetto in ogni parola del suo discorso al Senato. Un patrimonio da difendere, Mario Draghi, la cui esperienza come premier deve assolutamente sopravvivere al 2023.