E adesso che cosa farà il presidente Giorgia Meloni? Da che parte starà? Da quella dell’Italia, di cui è premier, o da quella ideologica di un esponente del suo partito?
Venerdì scorso la conferenza dei servizi ha dato il via libera al rigassificatore di Piombino, un’opera strategica ed essenziale per il nostro Paese, per la quale il presidente della Regione Toscana firmerà in questi giorni l’ok alla realizzazione. La nave galleggiante, che dovrebbe restare in funzione per tre anni, servirà a riportare allo stato gassoso il gas naturale liquefatto, in sigla GNL o LNG, immettendo nella rete fino a 5 miliardi di metri cubi di gas in un anno. Il rigassificatore di Piombino produrrebbe il 7% del fabbisogno annuale di gas dell’Italia ed è ritenuto essenziale per fare scorta prima dell’inverno 2023-2024.
Il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, esponente di Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, ha già annunciato che farà ricorso al Tar contro la decisione di Giani. Che però tira dritto. “Voglio arrivare ad approvare in giunta il memorandum Piombino che costituirà la base di intesa con il Governo presupposto per l’autorizzazione – spiega il governatore della Toscana, che spera di stringere i tempi -. Al massimo martedì mattina firmerò materialmente l’atto che consente a Snam di iniziare i lavori”. Entro un mese e mezzo SNAM, proprietaria della nave, dovrà indicare dove saranno montate le infrastrutture per gestire il sistema.
Quello che non è ancora chiaro è come si muoverà il Governo Meloni, che al momento sembra intenzionato ad andare avanti con l’opera strategica per l’approvvigionamento di gas. Specie ora che l’ex ministro draghiano per la Transizione ecologica Roberto Cingolani sarà consulente di palazzo Chigi come advisor per l’energia e opererà a stretto contatto con il nuovo ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. “Occorre terminare il lavoro sul tetto al prezzo del gas negoziato a Bruxelles e sul rigassificatore – ha detto Cingolani – per superare l’inverno vista l’emergenza in cui ci troviamo”. L’opera di Piombino, dopo quella di Ravenna che ha già ottenuto tutti i pareri positivi, è quindi in cima all’agenda anche del nuovo ministero dell’Ambiente.
Ma questo comporta un problema politico interno per Meloni, che ora dovrà per forza scegliere da che parte stare: quella dell’Italia, che ha bisogno di gas per sopravvivere, o quella di un sindaco esponente di Fratelli d’Italia contrario ideologicamente alla realizzazione di un’infrastruttura essenziale nel suo comune. E’ chiaro che il premier dovrà mediare tra le necessità del Paese e le richieste del sindaco Ferrari, ma è indubbio che sul rigassificatore Meloni non potrà fare marcia indietro. Anche a costo di scontentare un sindaco del suo partito.