Domandandosi come sia stato possibile, per l’Italia, trovarsi sempre più isolata nei consessi internazionali e cadere ai margini dell’Alleanza atlantica, Giulia Pompili e Valerio Valentini hanno preso in esame nel loro nuovo libro “Al cuore dell’Italia” (Mondadori) i paradossi assurdi che il mito del sovranismo, coltivato a partire dal primo governo Conte, ha prodotto sul fronte della politica estera. Mano mano i due autori hanno evidenziato come la necessità di cercare nuovi legami diplomatici e commerciali con partner inediti abbia condotto l’Italia ad asservirsi sempre più allo spaventoso disegno antidemocratico di Cina e Russia.
Qualche esempio? In ordine sparso: le visite di cortesia a Vladimir Putin e Xi Jinping da parte dei vertici di Lega e M5s, ma anche l’affidamento di incarichi di governo a personaggi vicini ai regimi di Mosca e Pechino, la firma del memorandum cinese sulla Via della seta, la diplomazia delle mascherine di Pechino e l’operazione «Dalla Russia con amore» durante la pandemia. Per gli autori di “Al cuore dell’Italia” perfino la caduta del governo Draghi, che con la sua autorevolezza ha permesso di superare le ambiguità e ricollocarci nel campo occidentale, è soltanto una goffa spia del redivivo impeto nazionale di metterci come ponte tra Oriente e Occidente. Tutto per guadagnare consenso, alimentando la retorica antiestablishment.
“Le ‘dimissioni irrevocabili’ di Draghi e la fine del governo di unità nazionale, durato poco meno di un anno e mezzo, il modo scomposto con cui questi eventi maturano in piena estate, nel bel mezzo di una crisi diplomatica e di un’emergenza energetica delicatissime, e per di più alla vigilia di una sessione di bilancio che si preannuncia travagliata, sono tutti fattori che riaccendono i sospetti sulla fedeltà euroatlantica di gran parte della politica italiana”, si legge in un passaggio del volume riportato oggi da “Linkiesta”. Un invito ai lettori a riflettere sull’infatuazione degli autocrati della politica italiana per Cina e Russia; un’attrazione pericolosa per la nostra democrazia. “Il salto nel vuoto dell’antieuropeismo ha imposto di cercare nuove amicizie, nuovi legami diplomatici e commerciali, e spesso di farlo con un servilismo spregiudicato; il mito del sovranismo si è risolto nel tentativo di trovare nuovi protettori, di rendersi strumenti del disegno strategico di regimi antidemocratici. L’attacco al cuore dell’Italia, la penetrazione del partito russo e cinese, passa da qui”, insistono i due autori nel loro libro-inchiesta, che fa capire le ragioni per le quali il nostro Paese era stato visto, primo dell’arrivo di Draghi, come ventre molle dell’atlantismo in Europa.