Lo ammetto, seguendo questa guerra d’invasione ho perso la mia razionalità. Fino a oggi il mio rapporto con i commenti social, con la marea montante di killer putiniani da salotto, ha sempre seguito la lezione che mi diede il mio primo caposervizio alla cronaca di Roma del Tempo. Erano i primissimi anni Novanta e io, giovane abusivo, dovevo passare le lettere al giornale. Uno, due, tre, quattro, cinque… a ogni lettura lo sconforto aumentava: frasi senza senso, fissazioni paranoiche, evidenti disturbi mentali. Alla fine sono sbottato: “Ma la gente è tutta matta”.
Il mio capo mi ha guardato sorridendo. E mi ha detto: “Caro Filippo, ma tu scriveresti mai a un giornale? Cioè, ti sveglieresti la mattina, prenderesti carta e penna, scriveresti quel che pensi del mondo, compreresti un francobollo, andresti alla buca delle lettere… faresti tutte queste cose?”. La mia risposta: “Beh no, decisamente no”. Cominciavo a capire: “Ecco vedi – mi spiegò – chi scrive a un giornale non è per niente rappresentativo di tutti gli italiani, rappresenta solo quelli che scrivono ai giornali, un’esigua di minoranza”.
Da allora mi sono portato dentro anche nel mondo digitalizzato quella lezione di un anziano giornalista figlio di un tempo analogico: chi commenta rappresenta solo se stesso e, al massimo, la categoria sociale dei commentatori compulsivi. Il che, ho sempre aggiunto tra me e me, non era certo un presupposto di sanità mentale.
Ecco, con questa guerra assassina tutta questa razionalità è andata a farsi benedire. E ho cominciato ad aver paura di questa marea montante di killer da salotto, di giustificazionisti putiniani. Di più: ho cominciato a disprezzarli. A odiarli. Perché davvero non riesco a capire come diavolo si possa mettere sullo stesso piano un mondo che, con tutti i difetti di un sistema imperfetto, lascia la libertà anche a loro di sparare ogni imbarazzante fesseria, e un mondo che ti mette in galera solo se apri bocca.
Sono diventato una persona semplice e, forse anche per questo, spietata. Perché davvero non sopporto più quelli che dicono che un’alleanza difensiva come la Nato ha “circondato” la Russia di Putin. Non sopporto più quelli che mettono in dubbio le bombe sui civili, quelli che negano il fatto evidente che milioni di donne e bambini scappano verso occidente non verso oriente. Non sopporto più quelli che per nascondere il loro cuore di pietra la buttano in caciara con mille seghe pseudo-geopolitiche. Quelli che si eccitano di fronte a un’invasione di un popolo libero. Quelli che si mettono in mezzo in nome di mille “ma” e centomila “però”.
Non li sopporto più. Anzi, li disprezzo. Perché comincio a pensare che non rappresentino solo se stessi ma sono l’avanguardia diabolica di una marea umana fatta di menefreghismo, egoismo e, tragicamente, di esaltazione totalitaria. Dalla quale è un dovere difendersi.