Il ministro della difesa Shoigu che sparisce da due settimane per un non meglio identificato problema di cuore, il responsabile della intelligence che selezionava gli agenti per l’Ucraina finito agli arresti, i top commander dell’esercito che cadono al fronte e la governatrice della banca di Russia che si vede respingere le dimissioni. Qualcosa sta succedendo nell’inner circle del presidente Putin e la situazione non sembra per niente sotto controllo.
Tra gli ufficiali dell’esercito russo si è diffusa la sensazione che mettere uno contro l’altro i fratelli russi e ucraini non sia stata quel che si definisce una grande idea. Tanto più che se adesso si sbaglia una mossa rischia di scoppiare una guerra con la NATO, che intanto continua a rafforzarsi e non lascerebbe scampo all’esercito russo. Lo stallo sul campo, l’avanzata che procede troppo lentamente, l’alto numero dei caduti, tutto questo ormai genera dubbi sulla capacità di Putin di guidare le manovre.
La fronda interna arriva pure da dove meno te lo aspetti. C’è l’ex colonnello che era diventato ministro della difesa ombra dei separatisti ucraini che in un’intervista lunedì scorso ha detto “Mosca fatto una valutazione catastroficamente scorretta” delle forze ucraine prima della invasione. “Abbiamo sottostimato le forze del nemico sotto ogni aspetto”. C’è il generale in pensione, volto noto dei talk russi, che dichiara “c’è stata probabilmente la speranza che le forze armate ucraine non avrebbero resistito con questa intensità. Ci si aspettava che fossero più ragionevoli”.
Ma mister piumino settimana bianca, Vlad il matto, allo stadio di Mosca ha rassicurato pasdaran e studenti precettati dalle scuole per fare numero, spiegando che l’invasione “va avanti secondo i nostri piani”. Fatto sta che dal 2 marzo i russi non danno più comunicazioni ufficiali sul numero di caduti in Ucraina. Era da decenni che Mosca non perdeva così tanti uomini in un lasso tanto ristretto di tempo.
L’impressione è che Putin continuerà con questa guerra di logoramento, incurante delle sue perdite e delle vittime civili ucraine. Quello che serve, dicono alcuni, è dargli un trofeo qualsiasi da poter riportare in patria. Intanto l’ideologo Dugin getta benzina sul fuoco accusando gli Usa di voler scatenare una guerra nucleare. Al Cremlino serve qualcosa che dia un senso alla fallimentare campagna di Ucraina. Sempre che il presidente russo non perda del tutto la trebisonda passando ad attacchi chimici come fece in Siria o cosa ancor più preoccupante, accarezzando la valigetta nucleare.